Va bene guardare al 6G, ma sembra anche che in Italia si possa fare business semplicemente arrivando a un 5G "vero"
Trattando delle promesse del futuro 6G, sottolineavamo che molte nazioni devono fare i conti con una crescita del 5G ancora ridotta rispetto alle aspettative e alle dichiarazioni di qualche anno fa. Per l'Italia valgono le cifre derivanti dall'indagine sulla copertura nazionale che è stata condotta qualche tempo fa da Infratel, cifre che indicano chiaramente come nei prossimi anni la partita si possa giocare sul potenziamento di quello che già esiste, rispetto al salto a tecnologie diverse dal 5G.
L'analisi di Infratel - che, va premesso, si basa sulle dichiarazioni degli operatori e non su rilevazioni dirette - mostra infatti che la copertura in 4/5G del territorio nazionale è pressoché totale: al 98,5% a fine 2023 e con una previsione - sempre secondo i piani degli operatori - del 98,6% al 2026. A restare fuori sono praticamente solo le zone disabitate (1,4% del territorio) e una minima percentuale (0,1%) di zone agricole.
Se non guardiamo alla semplice copertura ma anche - giustamente, peraltro - alla banda disponibile, lo scenario descritto dall'analisi è ugualmente statico. A fine 2023 l'80,1% del territorio nazionale aveva (teoricamente) a disposizione una banda di picco di oltre 30 Mbps, percentuale che nel 2026 salirà ma semplicemente all'84%.
Quello che più colpisce, semmai, è che nella copertura attuale e in quella di prospettiva non c'è traccia del 5G Stand Alone. I dati degli operatori indicano infatti che a fine 2023 il 27% scarso del territorio italiano era coperto in 4G e il 71,7% - quasi dieci volte la percentuale del 2021 (7,3%) - in 5G NSA.
Questo 71,7% dovrebbe diventare un 90,4% nel 2026, ma nessun operatore ha dichiarato a Infratel copertura generica in tecnologia 5G Stand Alone. Solo uno, non specificato da Infratel, ha indicato che inserirà in rete l’architettura 5G SA, affiancata a quella attuale, ma solo per supportare specifici casi d'uso.
Insomma, prima di parlare di 6G sembra che ci sia ancora ampio margine per fare nuovo business anche semplicemente portando il "buon vecchio" 5G alla sua vera natura di 5G SA. Certo questo non esclude di investire anche in altre tecnologie complementari che ricadono sempre sotto l'ampio ombrello del 6G, come il FWA o le comunicazioni satellitari. Ma per gli operatori l'equilibrio tra investimenti diversificati è sempre complesso.