Nel lavoro di cura, più ore e mansioni di responsabilità premiano le lavoratrici. Emilia Romagna e Lombardia trainano il sorpasso femminile nel lavoro domestico. In Sicilia, invece, il divario si inverte.
Mentre nel mercato del lavoro italiano il Gender Pay Gap penalizza ancora le donne con una differenza media del -15% rispetto agli uomini, c'è un settore dove il divario si inverte: il lavoro domestico retribuito.
Secondo l’ultima analisi condotta da DOMINA – Associazione Nazionale Famiglie Datori di Lavoro Domestico, in collaborazione con la Fondazione Leone Moressa, i dati INPS aggiornati al 2023 mostrano una fotografia sorprendente: le lavoratrici domestiche guadagnano in media 431 euro in più rispetto ai colleghi uomini.
Un'inversione di tendenza che sfida gli stereotipi consolidati sul lavoro femminile.
Nel dettaglio:
Il lavoro domestico si conferma poi un settore altamente femminile e multietnico: quasi l’89% dei lavoratori sono donne, e oltre il 60% ha cittadinanza straniera. Le donne straniere rappresentano la fascia con la retribuzione media più alta: 8.078 euro annui, a fronte dei 7.007 euro percepiti dagli uomini stranieri.
Una dinamica che evidenzia il ruolo chiave delle lavoratrici migranti nella rete di welfare informale italiano.
Se nelle badanti il differenziale è netto (+814 euro a favore delle donne), tra le colf si registra invece una lieve inversione: gli uomini percepiscono mediamente 250 euro in più.
In alcune regioni del Sud il quadro cambia: in Sicilia, ad esempio, gli uomini guadagnano 950 euro in più delle donne, anche per via di una maggiore incidenza della componente maschile (23% del totale).
“Nel lavoro domestico, le donne guadagnano più degli uomini, grazie a maggiori ore lavorate e mansioni di responsabilità – commenta Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale DOMINA – Ma questo non è l’unico motivo per cui il settore ha sempre rappresentato un pilastro dell’emancipazione femminile. Grazie a queste figure, molte famiglie riescono a conciliare lavoro e vita privata, consentendo a tante donne italiane di accedere al mercato del lavoro.”