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La criminalità organizzata è sempre più digitale

In rete non c’è solo il cybercrime propriamente detto: tutte le reti criminali più importanti svolgono online parte delle loro attività e sfruttano le opportunità del digitale e delle nuove tecnologie

Cybersecurity

Il crimine organizzato sta cambiando pelle, e molte delle sue evoluzioni stanno concretizzandosi grazie alle nuove tecnologie e al digitale. È una delle conclusioni principali a cui arriva il rapporto "EU Serious and Organised Crime Threat Assessment" dell’Interpol, che mette in evidenza anche un’altra importante constatazione: in questa evoluzione, le principali reti del crimine organizzato servono anche gli interessi geopolitici di attori esterni. Dando l’ennesima conferma che sempre più, nel prossimo futuro, la geopolitica influenzerà tutti gli aspetti della vita quotidiana di cittadini e imprese. E la criminalità è un ottimo mezzo per destabilizzare intere società.

Il primo importante collegamento tra criminalità organizzata e mondo digitale sta nel fatto che il secondo è diventato, nella gestione delle attività criminali, uno strumento abilitante per la prima. Il dark web, i social media e le piattaforme di e-commerce consentono alle reti criminali di operare in modo efficiente e anonimo, riducendo al minimo i contatti nel mondo reale. Se molte attività criminali, dal cybercrime vero e proprio alle frodi, si svolgono esclusivamente o prevalentemente online, oggi anche i criminali "fisici" ben organizzati sfruttano le infrastrutture digitali per pubblicizzare beni e servizi illeciti, identificare obiettivi, comunicare in modo protetto, reclutare manodopera, corrompere.

Preoccupa in particolare l’utilizzo dei social media - puntando sul controllo praticamente nullo che questi fanno dei loro contenuti - per individuare e attirare bersagli di varie operazioni criminali, che vanno dal traffico di esseri umani al reclutamento di giovani “apprendisti criminali”, sino a tutta la galassia purtroppo ampia degli abusi a sfondo sessuale su minori.

Varie indagini hanno mostrato che esiste sia una prevedibile domanda di giovani neo-criminali, sia una meno prevedibile offerta. Una volta coinvolto attraverso piattaforme social o di messaging, l’apprendista criminale viene usato per attività che vanno da attacchi cyber di base al traffico di droga, sino anche a crimini violenti. Il campo dell’abuso è ovviamente più delicato. Individuati online, i ragazzini e gli adolescenti più vulnerabili sono portati a commettere atti di cui vergognarsi o veri e propri crimini. A questo punto il bersaglio è ancora più isolato, vulnerabile e ricattabile.

Il caso recente più noto, in questo campo, è probabilmente quello della rete CVLT, chiusa lo scorso gennaio e gestita da criminali di varie aree del mondo, Europa compresa. La rete usava social network e piattaforme di gaming per attirare le sue vittime: minori che venivano forzati a compiere e documentare atti osceni o violenti. Video e immagini circolavano poi su una rete di server privati, a disposizione dei membri adulti della rete. Si immagina che CVLT facesse parte di una rete simile ma molto più ampia. E comunque si sa che reti del genere sono numerose e globalmente distribuite: l’abuso di minori a sfondo sessuale ha una base online molto ben radicata.

L’importanza dei dati

La criminalità organizzata ha compreso chiaramente l'importanza dei dati nella nostra società digitale. I dati non interessano solo i cybercriminali in senso stretto ma anche la criminalità convenzionale: sono un bene molto richiesto che apre le porte a molte attività criminali, a partire da frodi, sfruttamento sessuale, estorsioni. La vendita di informazioni sensibili rubate sarà sempre più comune sui mercati criminali, con un problema in più rispetto ai furti fisici: i beni rubati - i dati - non devono necessariamente essere sfruttati subito o una sola volta, i criminali possono farlo più volte nel corso di diversi anni, con le vittime che vengono prese di mira ripetutamente.

Alcune categorie di dati sono talmente importanti che la criminalità organizzata è disposta a rubarli anche se sa bene di non poterli usare immediatamente perché sono protetti da cifrature forti. È la strategia che Interpol definisce “store now, decrypt later”: i dati potenzialmente preziosi sono sottratti e conservati, in attesa di avere prima o poi a disposizione soluzioni e tecnologie che ne permettano la decifratura. Una strategia applicata soprattutto a dati governativi o di spionaggio, rubati spesso per conto di attori geopolitici.

A proposito di cifratura, le reti criminali sfruttano le tecnologie di comunicazione cifrata per comunicare e coordinarsi evitando intercettazioni. In primis, i criminali abusano dei servizi di comunicazione (anche) cifrata disponibili al grande pubblico. Così i criminali possono confondersi con gli utenti comuni, rendendo difficile identificarli e sgominare le loro reti digitali. Ci sono poi piattaforme per la comunicazione cifrata che sono nate solo per attività illecite, come EncroChat, Sky ECC, Ghost. Questi servizi hanno funzioni di cifratura e protezione dei loro utenti ancora più evolute, che ostacolare decisamente il compito delle autorità.

Il punto dolente delle criptovalute

Se ne parla da anni, ma resta e continua a crescere l'abuso delle criptovalute per facilitare pagamenti illeciti e riciclare denaro. Lo sfruttamento criminale delle criptovalute è ormai andato oltre l'ambito della criminalità informatica e si riscontra sempre più spesso in aree criminali più tradizionali, come il traffico di droga o di migranti. Inoltre, tra i crimini digitali sempre più in crescita Interpol segnala il furto di criptovalute e degli NFT, ma anche un vecchio classico come il cryptojacking, ossia il "furto" di potenza di calcolo per "minare" criptovalute.

Lo sviluppo delle piattaforme per la Decentralised Finance (DeFi) attraverso l’uso delle criptovalute, insieme parallelamente alla digitalizzazione delle piattaforme finanziarie lecite, ha portato secondo l’Interpol una vera e propria “nuova era del riciclaggio”. Il vantaggio del digitale sta soprattutto nel dare molte più opportunità di nascondere i flussi finanziari illeciti e di mantenere l’anonimato delle persone coinvolte, realizzando schemi di riciclaggio molto complessi e difficilmente tracciabili.

L’analisi dell’Interpol cita ad esempio il ruolo crescente del “chain hopping”: nascondere l’origine del denaro da riciclare convertendolo in una prima criptovaluta e poi in una successione di altre meno note. Queste conversioni sono quasi istantanee e difficili da identificare, sia per la natura quasi anonima delle piattaforme di criptovaluta sia perché c’è poca visibilità sulle valute digitali di secondo o terzo piano. A complicare le cose, molte piattaforme per la transazione di criptovalute non effettuano alcun controllo su chi le utilizza e si trovano in giurisdizioni con leggi anti-riciclaggio molto permissive.

Il riciclaggio di denaro attraverso criptovalute ha preso anche la forma di veri e propri servizi quasi “chiavi in mano”. Interpol fa l’esempio di ChipMixer, una piattaforma nata per automatizzare il riciclaggio di una somma di denaro in modo molto sicuro (per i criminali). Il denaro veniva suddiviso in diverse quantità di valore equivalente e ciascuna veniva convertita in una criptovaluta diversa usando una piattaforma terza differente, in modo da rendere praticamente impossibile il tracciamento della somma di partenza. Si stima che ChipMixer abbia “pulito”, prima di essere chiusa, qualcosa come 2,7 miliardi di euro provenienti da traffici illeciti, compreso quello di materiale pedopornografico.

E attenzione, non c’è solo il riciclaggio di denaro sporco a rovinare la reputazione delle valute digitali: le criptovalute sono anche il “prodotto” al centro del maggior numero di frodi finanziarie in Europa.

Tecnologie di frontiera

La criminalità è pronta a sfruttare anche le tecnologie che il grande pubblico conosce da poco o che sono poco diffuse. Nel primo campo rientra certamente l'Intelligenza Artificiale: in sè la tecnologia - o meglio, la moltitudine di tecnologie e strumenti disponibili più o meno liberamente - è neutra. Ma, come spiega l'Interpol, l'AI oggi diventa un "catalizzatore" per il crimine. Gli LLM e la GenAI, ad esempio, stanno diventando sempre più interessanti anche per i criminali, che li sfruttano - tra l'altro - per creare messaggi fraudolenti in qualsiasi lingua, identificare le vittime con precisione, creare malware sofisticati.

A preoccupare in maniera crescente è però la capacità della GenAI di generare audio, immagini e video sempre più convincenti. Grazie a questa capacità, i criminali sono in grado di ingannare meglio le loro le vittime, impersonare qualcuno, screditare o ricattare un bersaglio. La replica della voce in particolare consente nuove forme di frode, estorsione, furto d'identità.

Un fenomeno specifico da tenere d’occhio è l’utilizzo dell’AI per creare materiale pedopornografico, che sta aumentando considerevolmente online proprio grazie alla GenAI. Lo scorso febbraio è stata chiusa una community creata da un danese che offriva accesso proprio a immagini di questo genere, create usando piattaforme di GenAI. Il gestore della community trovava i suoi membri - già circa 1.500 al momento della chiusura - postando immagini allusive, ma lecite, sui social network.

GenAI a parte, restano monitorate altre evoluzioni tecnologiche che sono di chiaro interesse per la criminalità. L’assemblaggio di armi da fuoco unendo pezzi stampati in 3D resta ad esempio ancora un fenomeno di nicchia ma crescente, perché gli schemi dei componenti stessi sono ampiamente disponibili online. I criminali hanno anche già “attenzionato” la digitalizzazione delle autovetture, come potenziale punto di vulnerabilità che permette di rubarle o prenderne il controllo. E anche le piattaforme di home/building automation vengono sempre più “scandagliate” alla ricerca di punti deboli.

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