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Nel 2024 persi 2.500 pubblici esercizi (tra bar e sale specializzate) con offerta di gioco

La spesa per i giochi online registra invece una crescita del 212% dal 2018 ad oggi. Il Presidente di EGP FIPE, Emmanuele Cangianelli: “Bar e gaming hall garantiscono il 53% del gettito erariale. Occorre accelerare sul riordino del settore”.

Mercato e Lavoro

“Se si vogliono tutelare sicurezza e salute degli italiani, è necessario alzare nuovamente l’attenzione sulle offerte nere e grigie, anche per continuare a garantire allo Stato gli oltre 5,5 miliardi di entrate fiscali l’anno prodotte ancora nel 2024 dai pubblici esercizi. Il numero delle sale e degli altri pubblici esercizi che offrono giochi legali è ancora in diminuzione mentre la domanda non accenna a ridursi e si concentra sull’online o, peggio, su attività poco regolate se non clandestine. Il riordino completo del settore dei giochi non può più essere rimandato!”

Così il Presidente di EGP FIPE e Consigliere Federale Delegato ai giochi pubblici per la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, Emmanuele Cangianelli, in occasione del webinar "Giochi pubblici: il punto sul percorso di qualificazione e sicurezza dei punti vendita" organizzato oggi da FIPE per approfondire il quadro attuale del comparto dei pubblici esercizi che offrono giochi in Italia, analizzando dati aggiornati, esigenze e aspettative degli esercizi aderenti a FIPE, che contribuiscono significativamente alla offerta legale di questi servizi di intrattenimento.

Tra gli altri dati proposti, il calo significativo del numero complessivo di sale e pubblici esercizi diversi con offerta di giochi registrato nel corso del 2024. Nell’ultimo anno, infatti, si è passati da quasi 38mila locali a 35.500. Un calo che ha colpito in particolare i bar ed altri esercizi di ristorazione (autorizzati con licenze ex art. 86 od 88 TULPS per la raccolta di giocate con apparecchi da intrattenimento o scommesse), passati dai 32.973 del 2023 ai 31.088 di fine 2024, ma che non ha risparmiato nemmeno le sale specializzate del comparto (dalle gaming halls con gioco del bingo fino alle sale dedicate agli apparecchi da gioco), che a fine 2024 erano 4.457 rispetto alle 4.668 del 2023.

“Questa fotografia – ha proseguito Cangianelli – si spiega in particolare tenendo conto di due fattori. Da un lato l’eccessiva frammentazione normativa che causa inefficienze e penalizzazioni economiche senza tutelare concretamente i minori ed i soggetti fragili. Dall’altro lo squilibrio fiscale che penalizza ormai insensatamente il settore del retail.”

I numeri parlano chiaro. Tra il 2018 e il 2024, la spesa in giochi online è aumentata di oltre il 212%, mentre gli apparecchi da intrattenimento (AWP) nei punti vendita hanno registrato un calo superiore al 20%. Questo ha determinato una perdita erariale netta di oltre 200 milioni di euro nel 2024 rispetto al 2023, dovuta anche ai differenti sistemi di tassazione tra i prodotti. Il bingo ha ripreso i valori di spesa precedenti alle lunghe sospensioni COVID, mentre si sono consolidate le scommesse, sostenute soprattutto dagli eventi virtuali.

Tutto questo – aggiunge Cangianelli – è ancora più preoccupante se si considera che i giochi presenti all’interno dei pubblici esercizi e delle sale specializzate determinano da soli il 53% del gettito erariale, pur rappresentando il 46% della spesa dei giocatori. Ciò significa che, nel medio periodo, lo Stato non potrà più contare sui flussi dal comparto giochi degli anni passati. Anche per questo è urgente intervenire sul riordino fiscale e normativo del settore, garantendo certezze alle imprese e un porto il più sicuro possibile ai giocatori”.

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