Le misure provocheranno aumenti di prezzi di prodotti e servizi ICT, problemi nelle supply chain, e rallenteranno gli investimenti di aziende e consumatori in tutto il mondo
I dazi introdotti dall’amministrazione Trump il 2 aprile provocheranno aumenti di prezzi di prodotti e servizi ICT, rallentamenti e interruzioni delle supply chain, e abbatteranno la crescita della spesa mondiale nell’ICT dal 10% previsto precedentemente al 5%.
Questo in sintesi il parere della società di ricerca IDC, espresso in un post sul proprio blog co-firmato dai suoi principali analisti. Non solo i dazi del cosiddetto “Liberation Day” avranno un effetto inflazionistico diretto sui prezzi delle soluzioni tecnologiche digitali negli USA, scrive IDC, ma rallenteranno anche gli investimenti di aziende e consumatori in tutto il mondo, anche prima che si manifestino i loro effetti sui bilanci o nei dati economici. Questi impatti per giunta si dispiegheranno rapidamente nei prossimi mesi, nonostante la forte domanda di IT, e in particolare di AI e tecnologie correlate.
Lo scorso marzo IDC aveva già pubblicato un report di scenario secondo cui – proprio per il timore allora generico dei nuovi dazi - la crescita della spesa IT globale nel 2025 sarebbe stata più vicina al 5% che al 10% precedentemente indicato come dato “baseline” in assenza di nuovi dazi.
“Le nostre indagini sulle intenzioni degli acquirenti IT sono rimaste relativamente stabili fino a marzo”, si legge sul blog di IDC. Nonostante la notevole preoccupazione per l'incertezza sulle politiche commerciali dell’amministrazione Trump, la maggior parte delle aziende stava cercando di proteggere le priorità di investimento chiave in materia di AI, analytics, cybersecurity e ottimizzazione dell’IT.
Ma ora che il dettaglio delle intenzioni di Trump è stato annunciato, la “baseline” di IDC si sposterà appunto verso il limite più basso della forbice 5-10%, in un prossimo report che terrà conto anche della possibilità di una guerra commerciale globale con misure ritorsive di altri paesi verso gli USA.
La situazione, sottolinea IDC, rimane altamente fluida e dinamica. I dazi potrebbero ancora essere modificati o posticipati, e la risposta di altri paesi potrebbe comprendere misure di stimolo all'economia nel breve termine. Quel che è certo è che il rischio di una recessione globale è più alto rispetto a una settimana fa: alcuni economisti che ora lo fissano al 40%, e questa incertezza avrà un effetto immediato sulla fiducia delle aziende e dei consumatori, con impatti “significativamente negativi” sul settore ICT nel 2025.
I nuovi dazi infatti come detto avranno un impatto inflazionistico sui prezzi delle soluzioni tecnologiche e provocheranno discontinuità nelle supply chain. L’impatto sarà più immediato sui dispositivi, poi si ripercuoterà sul resto dell'hardware – server, archiviazione e reti - nonché sulla costruzione di data center, e poi anche software e servizi saranno interessati se i dazi si prolungheranno nel tempo, in quanto dovranno sostenere cosi più alti per le infrastrutture hardware.
Alcuni fornitori hardware, continua IDC, potrebbero cercare di mitigare l'impatto, ma la natura vasta e indiscriminata dei nuovi dazi lascia ben poco margine d’azione. I bassi livelli di scorte e i rapidi processi di produzione su cui sono strutturate le supply chain fanno sì che gli aumenti dei prezzi si materializzeranno rapidamente.
IDC esprime ottimismo sostenendo che il mercato IT continuerà a essere più solido che nei precedenti momenti di crisi economica, e più resiliente di altri settori.
I service provider cercheranno di mantenere i loro imponenti investimenti nelle infrastrutture abilitanti per l’AI, e hanno margini di ottimizzazione dell’uso delle risorse superiori rispetto anche ai loro clienti aziendali più grandi. Quanto alle aziende, per la spesa IT sono passate in gran parte a modelli Opex, con quote maggiori legate all’andamento del business.
Tuttavia la realtà di una economia in rallentamento e di tassi di disoccupazione in aumento avrà un inevitabile impatto sulla spesa IT, a cominciare dalla spesa consumer che subirà impatti forti e molto rapidi, mentre le imprese inizieranno col tagliare gli investimenti sui device e sull’infrastruttura on-premise.
Il settore dei servizi IT è vulnerabile a ritardi e cancellazioni dei nuovi contratti, che saranno provocati dall’ampio rallentamento economico prevedibile nei prossimi 6-12 mesi. In combinazione con altri fattori economici negativi, come i tagli alla spesa pubblica negli Stati Uniti, ciò si traduce in una prospettiva molto più debole per gli investimenti a breve termine in nuovi progetti tecnologici.
L'agilità, conclude IDC, è il fattore critico di successo in questo periodo di grandi sconvolgimenti e incertezze. Potrebbero passare diversi mesi prima che il quadro completo diventi più chiaro, ma si stanno già evidenziando ritardi in alcuni tipi di investimenti. La domanda di IT è ancora alta e la probabilità di un calo della spesa IT complessiva nel 2025 rimane molto bassa, ma una nuova base di crescita praticamente dimezzata nel breve termine è la nuova realtà.
In conclusione, i dazi introdotti da Trump il 2 aprile hanno introdotto una significativa instabilità nel mercato IT. Se rimarranno in vigore e innescheranno un'escalation di misure di ritorsione, che provocherà una recessione globale, l'impatto sulla spesa IT sarà negativo e rapido, con possibilità di provocare i peggiori risultati di mercato dopo la grande crisi finanziaria del 2008-2009.