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Non chiamatelo CRM, è l’Engagement Banking

Prolifera il numero di vendor che rivestono le loro soluzioni dell’acronimo EBP.

Tecnologie

L’Engagment Banking prosegue la sua corsa. Per definizione, le Engagement Banking Platform rientrano nel gruppo di soluzioni applicative studiate per migliorare la customer experience in ambito bancario. Ma poi, alla fine, dentro EBP ci potrebbe rientrare qualsiasi progetto di digital transformation per il Banking e il Finance.

L’EBP è in pratica un CRM specializzato, si potrebbe dire. Ma non ditelo di fronte ai manager di Backbase, leader di settore e orgoglioso ideatore della prima piattaforme EBP disponibile al mondo. La fintech company fondata ad Amsterdam ormai più di vent’anni fa, è responsabile di gran parte della letteratura sul tema e di un report specifico realizzato insieme a IDC di cui parlammo qui.

Come al solito, i dati di crescita del mercato dell’Engagement Banking differiscono notevolmente a seconda della società che ha realizzato l’analisi. In ogni caso, in generale possiamo dire che da qui a cinque anni ci si aspetta un CAGR nell’intorno del 14%. E, crescendo l’hype, cresce il numero di competitor di Backbase. Qualcuno si affaccia per la prima volta al mercato, qualcun altro scopre di avere già in casa una soluzione adatta e la riveste di nuovo.

E, mentre Backbase – che ha una valutazione calcolata in 2,5 miliardi di dollari – prosegue nella sua incetta di clienti contandone a oggi 150 in tutto il mondo, gli altri non stanno a guardare. Tra le alternative principali spiccano nomi come Apiture, che si definisce specializzata in banche di credito cooperativo, Mambu, fornitore di un servizio SaaS pensato per il financing con diverse implementazioni in Italia e partner di Backbase, Technisys, più orientata alla personalizzazione delle soluzioni per il banking e il finance e poi nomi più o meno noti come nava, nCino, kony, 11:FS, tagit, Etronica, ModeFin, Temenos, FIS e la stessa Oracle.

Svecchiare l’on prem

Sembra, insomma, che qualsiasi vendor che negli anni si è concentrato sul mercato Banca & Finanza possa vantare un’offerta allineata al nuovo paradigma dell’EBP. Ma, in verità, molte delle aziende citate non dovrebbero essere considerate concorrenti dirette di Backbase, fornendo soluzioni ad ampio respiro, per esempio per realizzare il front end e il back end di una digital bank, tanto di moda oggi. Corillian by Fiserv, UP Transaction Banking e Avaloq, invece, sarebbero considerate competitor più vicini alla proposizione di Blackbase.

In particolare, nel nostro Paese agiscono quasi nell’ombra diversi partner specializzati. La stessa Mambu, anche lei come Backbase uscita da quel polo fintech presente nei Paesi Bassi, vanta diversi progetti all’attivo nel nostro Paese sviluppati tramite partner.

Insomma, anche in Italia il Banking e il Finance continuano a rappresentare un mercato bisognoso di tecnologia ma che richiede un approccio non standard. La digital transformation del settore è complessa e piena di sfaccettature e, soprattutto, eredita infrastrutture on premis e obsolete.

Da una parte ci si trova ad affrontare progetti tipicamente mission critical, in cui c’è bisogno di dati in tempo reale, integrazioni via API, protezione accurata dei dati sensibili degli utenti, business continuity e rispetto della compliance, complessa e in continuo aggiornamento. Dall’altra, ed è qui la novità dell’approccio Backbase, c’è da ripensare l’intero funnel del consumatore e ridefinire la customer experience, dunque nuove UX e nuovi Front End, funzionalità per la costruzione di offerte profilate, tanto marketing e, soprattutto, un approccio totalmente nuovo da parte del dipendente, con l’aiuto dell’onnipresente AI.

Il problema delle competenze

Sintetizzando ulteriormente, le banche devono semplificare e modernizzare drasticamente le proprie operazioni e la capacità di erogazione. Allo stesso tempo, devono riprendere il controllo dell'esperienza del cliente. Con le esigenze in continua evoluzione e la pressione per la gestione dei costi in continuo aumento, le banche sono costrette a intraprendere una trasformazione digitale che va ben oltre un semplice cambiamento di piattaforma o di tecnologia.

E, spesso e volentieri, l’azienda cliente si ritrova a dover buttare via tutto l’on premis e dimenticare il classico approccio al software, perché è raro riuscire a salvare qualcosa. E allora, si fa prima a fondare una digital banking ex novo, satellite dello stesso, tradizionale, gruppo bancario. Allo stesso modo, il settore si trova a dover reclutare una nuova forma di dipendente, meno burocrate, più smart e più a proprio agio con la tecnologia.

Infine, le Banche si trovano a un bivio: lavorare a stretto contatto con un partner che si accolla in toto la gestione dell’IT o ristrutturare il proprio team interno? Con il suo ultimo annuncio, Unicredit potrebbe dettare la linea: previste 200 assunzioni tra Italia e Germania all’interno di un processo di internizzazione delle operazioni di back office dei servizi di security.

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