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BearingPoint: le sorprese italiane nel retail sostenibile

Tra economia circolare, second-hand e reselling, emergono scenari inattesi e dinamiche in evoluzione dal Sustainable Retail Observatory, che analizza i trend nel comportamento dei consumatori in Italia ed Europa

Trasformazione Digitale Mercato e Lavoro

Con cent’anni di storia alle spalle, BearingPoint si occupa oggi di consulenza manageriale tecnologica, il che significa che “parte sostanzialmente dalle strategie e va poi a declinarle e a implementarle in concreto” anche con sviluppo di software e servizi, spiega Claudio Brusatori, Partner & Practice Leader di BearingPoint Italia, nell’introdurre i risultati del “Sustainable Retail Observatory”, indagine che analizza l’evoluzione delle pratiche sostenibili nel retail. La ricerca, condotta su un campione di 4.000 consumatori in cinque Paesi europei tra cui l’Italia, fotografa un cambiamento significativo nei comportamenti di consumo, con l’Italia tra i Paesi più virtuosi in termini di sostenibilità e consapevolezza ambientale.

Prima di entrare nel vivo dei risultati dell’indagine, l’identikit della BearingPoint di oggi parla di una società che conta oltre 6mila persone, lavora praticamente in tutto il mondo, con sedi in 24 Paesi e 46 uffici, e dispone di un network di consulenza che impegna 10mila persone a livello mondiale. A inizio aprile, la società ha fatto sapere di aver conseguito ricavi record per il quarto anno consecutivo, registrando un fatturato di 1.069 miliardi di euro nel 2024, con la realizzazione di oltre 2.000 progetti in 31 Paesi a livello globale. Ma soprattutto, evidenzia Claudio Brusatori, “siamo certificati B Corp, e di questo andiamo particolarmente fieri, in quanto non si tratta solo di una certificazione ma di un modo di vivere la sostenibilità: all'interno di tutti i nostri progetti, implementiamo anche azioni tangibili e concrete, a volte piccole, a volte più grandi, ma sempre votate al miglioramento della sostenibilità, e lo facciamo sia noi internamente sia con i nostri clienti”.

Ricordando che “negli ultimi anni la sostenibilità è diventata una vera e propria priorità presente nell'agenda delle imprese di tutti i settori”, Gianluca Sacchi, Consumer Goods & Retail Lead e Nicolò Masserano, Sourcing & Procurement & Sustainability Lead di Bearing Point Italia, sono entrati nel vivo dei risultati dell’indagine “Sustainable Retail Observatory”, sottolineando che “lo studio ha voluto analizzare vari sottosegmenti, come retail, moda, tecnologie, sport, arredamento e fai da te. Innanzitutto è stata analizzata la percezione della sostenibilità, ovvero come i consumatori percepiscono la sostenibilità e qual è il livello di confidenza e fiducia che hanno nei brand con i quali interagiscono durante il processo d'acquisto. Secondariamente, sono state valutate dal lato delle aziende quali sono le principali pratiche sostenibili adottate dai principali brand del retail, e infine c’è stato un focus sull'adozione dei modelli circolari come buona pratica di sostenibilità”.


Consumatori consapevoli in Italia

Su tutto, emerge che “i consumatori italiani sono sicuramente i più consapevoli d'Europa sull’impatto che la sostenibilità ha sulle loro scelte di consumo, con l’83% di consapevolezza rispetto a una media europea del 70%”, evidenzia Gianluca Sacchi, sottolineando che “oltre alla consapevolezza c'è anche un tema di considerazione, visto che tre consumatori italiani su quattro, il 74%, considerano le tematiche inerente alla sostenibilità come elemento fondamentale nel loro processo d'acquisto, con una percentuale anche qui di 10 punti superiore rispetto al campione europeo analizzato, fermo al 64%”.

A questi due aspetti si aggiunge poi il tema della fiducia: dall’indagine di BearingPoint risulta che il 72% degli italiani, quindi circa tre su quattro, si fidano dei brand con i quali interagiscono per quanto riguarda le azioni di sostenibilità messe in pratica e i comportamenti sostenibili che adottano, e anche in questo caso il dato dell’Italia è superiore di circa 10 punti rispetto al campione europeo.


La sostenibilità alimentare

Entrando nel dettaglio del consumo alimentare, anche qui l’Italia si conferma tra i Paesi più virtuosi in termini di sostenibilità e consapevolezza ambientale: secondo il report, gli italiani si distinguono infatti per una maggiore attenzione alla provenienza e alla qualità dei prodotti, con una crescita significativa degli acquisti da filiera corta e biologica. L’89% dei consumatori in Italia mostra di privilegiare i prodotti provenienti da filiere locali, ovvero sotto i 100 km, contro il 77% del resto d’Europa. Inoltre, l’83% preferisce acquistare all'ingrosso o predilige confezioni riutilizzabili, superando la media europea di 12 punti percentuali.

Anche gli alimenti biologici sono sempre più diffusi: l’86% degli italiani dichiara di preferirli e di prestare attenzione alle etichette sostenibili, con una media superiore del 14% rispetto agli altri Paesi UE. Non solo: l’Italia si distingue anche nella riduzione del consumo di proteine animali, con un consumatore su tre coinvolto in questo cambiamento, anche se la nazione più avanzata in questa transizione sono i Paesi Bassi, con un 36% di consumatori attenti alla transizione verso fonti proteiche alternative.

Il consumatore italiano è sempre più consapevole dell’impatto delle proprie scelte alimentari e cerca prodotti che garantiscano qualità, sostenibilità e tracciabilità. L'adozione di pratiche sostenibili non è solo una scelta etica, ma rappresenta un'opportunità di crescita per quelle aziende che vogliono ottenere un vantaggio competitivo significativo nel lungo periodo”, fa notare Nicolò Masserano.


Il retail tra molto reselling e poco noleggio

Anche guardando al retail, l’Italia risulta essere uno dei Paesi più avanzati nella transizione verso un’economia più circolare, con più di un italiano su due, ovvero il 62%, attivamente coinvolto nella rivendita di prodotti su piattaforme retail: il mercato dell’usato è quindi in continua espansione, con ben il 66% degli italiani che compra prodotti di seconda mano e il 62% che li rivende.

Questa attenzione alla sostenibilità non implica però un abbandono immediato delle vecchie abitudini: nonostante il 20% degli italiani dichiari di acquistare meno prodotti nuovi rispetto al passato, la percentuale è ancora inferiore alla media europea di-7 punti, suggerendo che il cambiamento sia ancora in fase di consolidamento.

Infine, se il reselling e il second-hand stanno trasformando il panorama del retail sostenibile e le pratiche di riparazione e di regalo sono in Italia sono ampiamente consolidate, con l’86% dei rispondenti che dichiara di impegnarsi nella riparazione dei prodotti anziché sostituirli ed è ben l’87% (contro l’80% del resto d’Europa) a scegliere di regalarli quando non più utilizzati, il noleggio rimane un’alternativa circolare ancora poco apprezzata, visto che il 42% degli italiani dichiara di essere ancora riluttante a noleggiare prodotti.

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