Secondo Confartigianato "quella del canone speciale Rai è una richiesta assurda perché vengono ‘tassati’ strumenti di lavoro che gli imprenditori utilizzano non certo per guardare i programmi Rai".
In questi giorni su milioni di imprenditori italiani si sta abbattendo un’alluvione di solleciti di pagamento del canone speciale Rai. Richieste che, però - segnala Confartigianato - nella maggior parte dei casi sono illegittime perché rivolte ad aziende che non possiedono apparecchi radio-televisivi e quindi non devono pagare alcun abbonamento. A far scattare la protesta di Confartigianato è la richiesta del tributo applicato al possesso non solo di televisori, ma anche di qualsiasi dispositivo per ricevere il segnale tv, inclusi i sistemi di videosorveglianza. Come dire che ad un imprenditore basta possedere un impianto antifurto per essere costretto a pagare una somma che, a seconda della tipologia di azienda, va da un minimo di 200 euro fino a 6.800 euro l’anno. Chi non paga è soggetto a pesanti sanzioni e a controlli da parte degli organi di vigilanza. Il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti si è rivolto al Ministro per lo Sviluppo Economico Federica Guidi chiedendo un intervento immediato per modificare le norme che impongono il pagamento del canone ed escludere dall’applicazione del tributo gli apparecchi che fungono inequivocabilmente da strumento di lavoro per gli imprenditori. “Pagare il canone Rai – sottolinea il Presidente di Confartigianato – è un obbligo per tutti coloro che in azienda posseggono radio e televisioni. Ma non accettiamo il metodo di rastrellare risorse imponendo il pagamento indiscriminatamente a tutti gli imprenditori, dando per scontato che posseggano uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive. In questo momento di gravi difficoltà per i nostri imprenditori, di tutto abbiamo bisogno tranne che di altri balzelli così onerosi, assurdi e illegittimi”.
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