Secondo una recente studio di Vanson Bourne, la fiducia dei consumatori è stata messa a dura prova dai cyberattacchi che hanno colpito diverse grandi imprese nel mondo nel corso dell'ultimo anno. Il 38% di un campione mondiale costituito da oltre 5.000 individui ha esplicitamente dichiarato di esitare molto più di prima a rivelare i dati personali ai fornitori che ne fanno richiesta. Il 77%, in aggiunta, non intende più avere rapporti commerciali con realtà vittime di cyberattacchi, che hanno portato a una sottrazione di informazioni personali. La negligenza è il primo motivo di perdita di fiducia, mentre l'errore umano viene considerato influenza in modo negativo solo per il 53% dei consumatori. Per contro, il 42% del campione dichiara disposto a spendere qualche somma di denaro in più pur di avere la garanzia di una maggior tutela dei propri dati. C'è anche un 13% che antepone questo problema a qualunque altro fattore che influenza l'acquisto, anche se si tratta del prezzo. Al di là della perdita di clienti, le conseguenze possono essere ancora più gravi. Il 54% degli intervistati da Vanson Bourne pensa addirittura di perseguire legalmente le aziende vittime di pirateria qualora i dati personali vengano utilizzati da cybercriminali. Norme come il recente Regolamento europeo sulla privacy impongono alle aziende di rivelare le azioni malevole andate a buon fine, aprendo la via per cause legali dagli effetti difficili da prevedere. Il 93% del campione si attende di essere informato di episodi negativi entro 24 ore dal loro accadimento e il 68% addirittura immediatamente.
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