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La Quantum Experience di Ibm

La piattaforma supercomputazionale di Big Blue fa un ulteriore passo avanti e permetterà agli sviluppatori di creare script con i linguaggi di programmazione preferiti. Previsto a breve uno specifico SDK

Tecnologie
Il progetto sperimentale Quantum Experience di Ibm, nato un anno fa con l'intento di permettere agli utenti  di testare in cloud le capacità computazionali dei computer quantistici della serie “Q"  fa un ulteriore passo avanti e permette oggi agli sviluppatori, grazie alla disponibilità di una serie di API,  di confrontarsi con la piattaforma supercomputazionale attraverso i linguaggi di programmazione preferiti. Previsto poi a breve uno specifico SDK.

icona-t.jpgAl centro dell’iniziativa c’è un processore composto da cinque qubit, posizionato nel Watson Research Center del gruppo a New York. Quantum Experience rappresenta un notevole passo avanti nel campo dei computer quantistici, perché è il primo progetto mirato a portare oltre l’ambito prettamente scientifico e universitario questo tipo di architettura, basata non più sui bit canonici ma, appunto, sui quantum bit (qubit).

Il primo servizio testabile in cloud dagli sviluppatori è stato un linguaggio di programmazione per scrivere semplice software, basandosi su una struttura simile a quella di un pentagramma musicale. In quasi un anno, si sono iscritti al servizio circa 40mila utenti, con 200mila esecuzioni sul processore quantistico.

Ma, ovviamente, un’esperienza così basica non bastava più. Ecco perché Ibm ha rilasciato delle Api che serviranno agli sviluppatori per realizzare nuovi script nel proprio linguaggio di programmazione preferito, invece che affidarsi esclusivamente agli strumenti interattivi pubblicati l’anno scorso da Big Blue. Inoltre, sarà possibile stabilire connessioni tra i servizi quantistici in cloud del gruppo e altri sistemi tradizionali, il tutto senza obbligatoriamente essere grandi esperti in materia. Nuove modalità utili a Ibm per cercare partner e per far crescere il proprio ecosistema.

Mentre l’Sdk arriverà nella prima metà dell’anno, la società ha annunciato in queste ore anche un simulatore aggiornato che può modellare circuiti fino a 20 qubit. Capacità ancora troppo limitate per supportare sistemi autonomi, in quanto si stima che si debba arrivare ad almeno 100 qubit per ottenere un’esperienza di quantum computing realmente indipendente. Secondo la roadmap di Ibm, si toccheranno i 50 qubit nei prossimi anni, anche se i sostenitori del nuovo corso dell’elaborazione informatica credono che la soglia dei 100 quantum bit possa essere superata già nel 2019.

Tra gli ambiti applicativi considerati più promettenti si trovano la scoperta di nuovi materiali, la gestione di supply chain e logistica, i servizi finanziari, l’intelligenza artificiale e la sicurezza. Tutti campi dove i nuovi paradigmi di Ai e in particolare del machine learning stanno prendendo sempre più piede. Grazie ai processori quantistici sarà possibile, tra le altre cose, analizzare i dati in modo migliore e ricavarne così informazioni utili al business.
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