Per conto di Compuware, Vanson Bourne ha misurato ,lo stato di avanzamento dei progetti di compliance, a un anno dalla scadenza di entrata in vigore del Regolamento.
L’Europa è ancora in ritardo anche rispetto agli Stati Uniti nella messa a punto di piani dettagliati di compliance al Gdpr. Il rilievo emerge dall’ultimo studio sul tema, realizzato da Vanson Bourne su commissione di Compuware. Ci sono segnali di miglioramento, ma la strada appare ancora irta di ostacoli. Il 67% delle imprese europee ha dichiarato di ritenersi correttamente informato sul Regolamento e sull’impatto in materia di gestione dei dati dei clienti: si tratta di una cifra in crescita rispetto al 55% di analoga ricerca dello scorso anno. Allo stesso modo, sul 94% delle aziende americane che detengono dati di clienti europei, l’88% si dice bene informato e anche qui siamo in progresso rispetto al 73% dell’anno passato. Tuttavia, solo il 38% delle realtà continentali ha messo a punto un piano completo di conformità al Gdpr e questo fa pensare che la maggioranza, allo stato attuale, sarebbe esposta al rischio di sanzioni. Per il 56% del campione analizzato, la complessità dei dati e la necessità di assicurare la loro qualità costituiscono i due principali ostacoli da superare per adeguarsi al Regolamento. Allo stesso tempo, il 75% giudica che la complessità dei servizi It non consenta loro di conoscere sempre dove risiedano i dati dei clienti, mentre solo il 53% si ritiene capace di localizzare rapidamente l’insieme dei dati di un individuo, condizione essenziale per rispettare il “diritto all’oblio” previsto dal Gdpr. Ancor più inquietante appare il 31% che non percepisce di essere in grado di localizzare i dati completi sui clienti.
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