Alberto Degradi, Data Center Sales Leader, Cisco Italia
Autore: Barbara Torresani
Cisco da tempo parla di digitalizzazione e sta cercando di riempire questo concetto non solo di tecnologia ma anche con attività di tipo informativo, divulgativo e culturale per dare significato al tema del digitale. Come racconta Alberto Degradi, Data Center Sales Leader, Cisco Italia: “Tra le attività avviate quella di IoT Talk, e poi DigitTalk portando in molte città italiane questi concetti, perché pensiamo che questo messaggio debba arrivare molto in profondità non solo all’IT ma anche alle linee di business”. Altra strada seguita è quella delle competenze:“Da tempo Cisco opera attraverso Networking Academy, che per questo motivo sono state rinforzate introducendo percorsi indirizzati al digitale e ha triplicato i propri sforzi con l’obiettivo di raggiungere 100 mila studenti nei prossimi tre anni firmando un accordo con il Miur e poi ha creato il polo Innovation Exchange, che mette insieme e crea un contatto tra chi fa innovazione: aziende, start up, venture capital. In questo Cisco ha messo risorse per indirizzare tre aree di particolare interesse: Industria 4.0, smart cities e l’agrifood”. Per Cisco digitalizzazione significa prendere in considerazione due macro concetti: la rete dove stanno le capacità per digitalizzazione e attraverso cui gli utenti hanno un’esperienza digitale e per questo ha creato l’architettura aperta DNA – Digital Network Architecture; il data center dove risiedono le applicazioni, che deve essere guidato dalle policy e programmabile dal Software Defined Networking. “E’ qui che si inserisce la collaborazione con Red Hat perché con essa Cisco ha integrato la parte di orchestrazione Open Stack sulla parte SDN con cui siamo in grado di programmare tutta la parte infrastrutturale – computing, storage e fabric - cioè tutti i servizi di rete; inoltre, con Red Hat Cisco ha fatto un ulteriore passo in direzione cloud: ai clienti mette a disposizione una soluzione validata di converged infrastructure – UCSO – attraverso cui si fa la programmazione di tutta l’infrastruttura in funzione di un cloud open e programmabile. Non ultimo l’utilizzo dei server con alta capacità di storage commodity che attraverso il Chef di Red Hat possono essere utilizzati in modalità Software defined Storage”.