La trasformazione digitale è da tempo un imperativo per tutti i settori di business. E, com’è giusto che sia, alla regola non sfuggono nemmeno le utility. Che approcciano la digitalizzazione per lavorare meglio al proprio interno e, dal lato l’esterno, per essere sempre più in grado di assicurare la migliore customer experience.
Autore: Edoardo Bellocchi
La trasformazione digitale è da tempo un imperativo per tutti i settori di business. E, com’è giusto che sia, alla regola non sfuggono nemmeno le utility. Che approcciano la digitalizzazione per lavorare meglio al proprio interno e, dal lato l’esterno, per essere sempre più in grado di assicurare la migliore customer experience. D’altra parte, è noto che poche aziende devono avere in piedi processi stabili e affidabili come le utility. Per cui la maggiore velocità portata dalla digitalizzazione non deve andare a scapito della business continuity. Casomai il contrario.
Essere smart
Ma quali tecnologie e soluzioni sono oggi in grado di rendere le utility veramente smart? Per capirlo, è bene partire da una constatazione fondamentale: “la digitalizzazione sta cambiando profondamente il modo in cui le utility operano attraverso l’intera catena del valore”, premette Jean-François Segalotto, Associate Research Director, IDC Energy Insights, di IDC Europe, spiegando che “dalla produzione di energia al consumo, passando per la trasmissione e la distribuzione, non c’è aspetto che negli ultimi anni non abbia risentito dell’impatto di questa trasformazione. Di fronte alle nuove sfide della decarbonizzazione, dell’efficienza, dell’elettrificazione e della circolarità, le utility si sono dovute e si dovranno adattare sfruttando sempre più la leva del digitale”.
Ottimizzare i processi
Allargando il discorso, tra i principali terreni di impiego del digitale se ne possono individuare alcuni specifici del settore e altri che invece vanno ben oltre, prosegue IDC, evidenziando che “l’ottimizzazione del processo di manutenzione degli asset, fino a pochi anni fa intensamente manuale e legato a paradigmi tradizionali, è una di queste aree. L’uso dell’Industrial Internet of Things (IIoT), ovvero della sensoristica di impianto connessa e dell’analitica avanzata, consente per esempio alle utility di sostituire la manutenzione periodica con una molto più dinamica, predittiva e addirittura prescrittiva”.
Non solo: “sempre al fine di rendere più efficiente l’ispezione degli asset, le utility hanno ormai scoperto il grande valore di droni, robot e delle tecnologie con essi integrabili”, spiega Jean-François Segalotto, sottolineando che “Enel Green Power (EGP), la ‘piattaforma’ Enel dedicata alle energie rinnovabili è un buon esempio, in quanto l’utilizzo di droni attrezzati con termocamere consente a EGP di ispezionare in tempi brevi grandi impianti fotovoltaici, situati spesso in regioni remote. Abbinando le informazioni raccolte dai droni a quelle provenienti da sensori installati sugli impianti, EGP riesce a individuare guasti incipienti, riducendo i tempi di riparazione e massimizzando quelli di operatività”.
Spinta alla digitalizzazione
La spinta verso la digitalizzazione riguarda tanti altri aspetti, e oggi è ormai più che evidente anche nella trasmissione e distribuzione, benché questi siano monopoli naturali regolati: non è un caso che Terna, la società responsabile della gran parte della rete di trasmissione e del servizio di dispacciamento in Italia, abbia “recentemente lanciato, insieme agli omologhi olandesi e svizzeri di TenneT e Swissgrid, la piattaforma Equigy”, fa notare IDC, spiegando che l’obiettivo di questo progetto è quello di "agevolare l’inclusione di risorse energetiche distribuite di piccole e medie dimensioni nel processo di bilanciamento della rete elettrica utilizzando la tecnologia blockchain, che consente una gestione automatica delle micro-transazioni legate all’utilizzo della flessibilità offerta delle nuove tipologie di consumi, come per esempio la mobilità elettrica o lo stoccaggio”.
Per quanto riguarda la distribuzione, IDC rileva che “sta accelerando l’uso della realtà aumentata, in cui Italgas, il maggiore distributore gas del Paese, sta ormai facendo scuola in Europa e nel mondo: dopo alcune sperimentazioni condotte nella propria Digital Factory, Italgas ha deciso di dotare i propri tecnici sul campo di smart glass che consentono di consultare in modalità mani libere la documentazione tecnica relativa agli impianti su cui devono operare. I componenti fisici vengono riconosciuti automaticamente dal visore e il tecnico naviga il menù tramite comandi vocali”.
Ma il segmento in cui la digitalizzazione ha avuto l’impatto più visibile al consumatore è, secondo IDC, certamente quello della vendita, dove “la concorrenza diretta fra le società di vendita, così come quella con i nuovi entranti provenienti da altri settori, sta portando a una maturazione non solo dell’esperienza cliente digitale offerta dal mercato, ma anche di offerte alternative interamente digital".
L’impatto del cambiamento
È comunque un fatto che l’impatto del cambiamento tecnologico va al di là della digitalizzazione, toccando anche temi organizzativi: “l’integrazione del mondo dell’IT con quello delle tecnologie operative, cioè le OT, Operational Technology, è un caso esemplificativo”, sottolinea Jean-François Segalotto, spiegando che “per le utility, per le quali la prima regola è sempre la sicurezza e la continuità del servizio, il paradigma dell’OT è quello dell’affidabilità assoluta. L’IT e il mondo dell’innovazione digitale, grazie al testing e alle metodologie agile, hanno certamente maggiori e crescenti gradi di libertà. L’OT inoltre tende ad avere cicli di vita assai più lunghi rispetto all’IT. La progressiva strumentazione e connessione degli asset operativi sta portando a un crescente avvicinamento di questi due mondi, e l’integrazione IT-OT consente l’analisi congiunta delle condizioni operative, economiche e finanziarie dell’azienda, promettendo di rendere più sicuri i sistemi di controllo e le reti di impianto e soprattutto di costruire processi IT-OT integrati”.
Le implicazioni organizzative
L’altro lato della medaglia sono però le implicazioni organizzative di questa progressiva integrazione, prosegue IDC, “a partire dall’obiettiva rigidità delle architetture aziendali tradizionali, fino a temi di dettaglio come le responsabilità funzionali e di budget sui diversi sistemi appartenenti a questi due mondi. Il CIO e il CISO, per esempio, saranno sempre più impegnati a garantire la sicurezza informatica della tecnologia operativa e a gestire il tema della sicurezza fisica e dei dati come un unico sistema complesso”.
A queste considerazioni si aggiunge il tema dell’innovazione: “a differenza dell’approccio tradizionale, che prevede un processo di innovazione (quasi) interamente interno, le utility si stanno da tempo aprendo ad attori esterni, creando veri e propri ecosistemi di cui le startup sono parte integrante”, fa notare IDC. Un esempio? “I programmi di incubazione e venture capital come Iren Up, che puntano a creare meccanismi virtuosi di reciproca convenienza, nei quali le startup trovano finanziamenti e infrastrutture aziendali e le utility investono in soluzioni potenzialmente innovative ai propri problemi”, conclude IDC, spiegando che “spetterà al CIO e al CDO collaborare con il resto dei vertici aziendali, per supportare e integrare questi nuovi processi innovativi per quanto riguarda gli aspetti più squisitamente tecnologici”.
Nelle pagine che seguono, le aziende dell’ecosistema tecnologico da noi interpellate esprimono il loro punto di vista sulle sfide odierne delle Utility rispondendo alle nostre tre domande.
Anche le Utility sono Smart
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