E adesso? Pianificare il ritorno a un mondo che nel frattempo è cambiato
La nuova normalità non potrà essere quella di prima: dobbiamo trarre esperienza dalle innovazioni "forzate" del periodo peggiore della pandemia, spiega Raffaele Gigantino, Country Manager di VMware Italia
Autore: Redazione ImpresaCity
La storia lo insegna: sono gli eventi dirompenti ad accelerare il cambiamento. È il caso anche della pandemia Covid-19: chi ha la possibilità di poter lavorare a distanza è stato in grado poter operare anche durante l’emergenza, senza enormi scossoni. Le aziende che invece hanno in passato mostrato resistenze sull’opportunità di abilitare il lavoro da remoto sono state costrette a decentralizzare completamente il modo di operare della maggior parte delle proprie persone, e a farlo rapidamente.
Il cambiamento è stato davvero di vasta portata: se nel 2018, solo due anni fa, alcuni dati dell’Unione Europea mostravano che a lavorare da casa fosse il 15% dei dipendenti, regolarmente o in qualche occasione, oggi questi numeri si sono ribaltati.
“È stato uno dei più rapidi cambiamenti nel modo di lavorare della storia”, commenta Raffaele Gigantino, Country Manager di VMware Italia, sottolineando che “quando le aziende cominceranno a guardare avanti, si troveranno di fronte a un nuovo orizzonte”. Il perché è presto detto: “in primo luogo, qualsiasi cosa accada nel prossimo futuro, il ritorno alla ‘normalità’ non sarà un reset completo; in secondo luogo, sia che si decida di continuare a lavorare da casa, o che ci si sposti perché la maggior parte delle persone torna in ufficio, o si opti per una sorta di modello ibrido, le aziende dovranno formalizzare i cambiamenti fatti per facilitare il rientro in un mondo permanentemente cambiato”, prosegue Gigantino.
Di certo, questo nuovo equilibrio non sarà quello di prima: alcuni dipendenti possono aver trovato nuovi benefici nel lavoro a distanza, mentre ci saranno ancora quelli che desiderano andare in ufficio regolarmente. Ma quali sono allora gli elementi di maggiore importanza per permettere che questo cambiamento avvenga con successo?
Raffaele Gigantino, Country Manager di VMware Italia
Un cambiamento culturale
Per molti aspetti, il Covid-19 ha forzato alcune decisioni di digital transformation: dai pagamenti contactless mobile, al già citato lavoro a distanza, al rapido sviluppo di applicazioni specifiche per il settore, fino all'adozione di strumenti di collaboration, la pandemia ha imposto alle aziende di tutte le dimensioni di affidarsi al digitale, costringendo chi era in ritardo ad adottare una veloce accelerazione.
“Questo è uno dei motivi principali per cui ci sarà un nuovo ‘normale’ dopo il coronavirus”, spiega Gigantino, evidenziando che “in uno scenario in cui tutte le restrizioni a cui siamo costretti verranno pian piano allentate, perché i consumatori dovrebbero tornare a pagare in contanti? Perché i lavoratori dovrebbero accettare limitazioni al lavoro da casa? Non tutti i settori sono uguali e non tutte le persone hanno il privilegio di poter lavorare da casa, ma, per quelli che possono, il fatto che una parte significativa delle aziende abbia continuato a operare con successo con la forza lavoro a distanza significa che le ragioni per non permettere il lavoro fuori ufficio non avranno più molto senso”. Però, anche se molti hanno continuato a lavorare senza interruzioni, questo non significa che le aziende fossero preparate a farlo, che abbiano pianificato come farlo e abbiano gestito l’emergenza senza problemi. Anzi, nelle prime settimane la parola d’ordine era sostanzialmente una: non deve essere perfetto, deve solo funzionare. Ora che stiamo entrando in un periodo in cui le restrizioni sono destinate a essere revocate progressivamente, queste aziende hanno l'opportunità di pensare in modo più strategico a una transizione verso un mondo post lockdown, e non solo.
Quella che stiamo vivendo è per Raffaele Gigantino “un'opportunità per ricalibrare il funzionamento delle organizzazioni, come per esempio la velocità del processo decisionale: decisioni che in passato avrebbero richiesto mesi o anche anni di discussioni, sono state prese e attuate in giorni o settimane. Questo non per suggerire che le tabelle di marcia debbano essere accantonate, ma per far luce su alcuni approcci alle nuove tecnologie e al cambiamento culturale che potrebbero aver ostacolato il progresso in passato”.
La trasformazione digitale
Ecco perché, prosegue Gigantino, “in un certo senso, la risposta alla crisi ha portato a uno dei più grandi test di massa per la trasformazione digitale mai intrapresi prima. Diversi strumenti, applicazioni, tecnologie e modalità di lavoro sono stati impiegati a velocità eccezionale per facilitare il decentramento delle imprese”.
Ma la vita post-lockdown richiede un livello di decisione a medio termine che probabilmente è mancato negli ultimi due mesi, quando spesso si è optato per un approccio fai-da-te che permettesse il proseguimento delle attività nell’immediato. “Molte di queste azioni pragmatiche a breve termine possono aver portato a buoni risultati, manon hanno necessariamente creato solide basi per il medio e lungo termine”, rileva Gigantino, sottolineando che “questo potrebbe significare investire in canali di comunicazione sicuri e un rapido allontanamento dalle offerte di tipo freemium; o ripensare le strategie di sicurezza per consentire una maggiore fiducia nella fattibilità del lavoro a distanza; potrebbe anche significare mettere in atto una strategia per continuare il lavoro iniziato con la rapida adozione di cloud pubblici per l'agilità delle risorse; e il passaggio a reti definite da software per migliorare la sicurezza e la flessibilità”. Indipendentemente da quali siano state le decisioni a breve termine prese in risposta all'emergenza, secondo il Country Manager di VMware Italia adesso le aziende devono “applicare un pensiero strategico a più lungo termine al cloud, alle reti, alla sicurezza e agli spazi di lavoro digitali, fornendo le solide basi digitali necessarie per costruire applicazioni e fornire servizi digitali in quello che probabilmente sarà un mondo che è cambiato per sempre”.
Non a caso, molte aziende che inizialmente erano reticenti a utilizzare il public cloud si stanno ora impegnando e lo stanno adottando per ottenere una rapida scalabilità e flessibilità. “Il cloud offre alle organizzazioni una grande opportunità: con l'accelerazione del tasso di adozione, le aziende scopriranno di avere una varietà di service provider tra cui scegliere, tutti con la scala e la sicurezza integrata di cui hanno bisogno. Questi fornitori hanno anche dimostrato di poter affrontare l'impennata della domanda, una prova globale e una convalida dell'approccio”, prosegue Gigantino.
Ma c’è un ma: “è fondamentale che le organizzazioni attuino una strategia adeguata che tenga conto di tutte le loro esigenze, e che poi implementino di conseguenza ambienti sicuri”, fa notare Gigantino, sottolineando che “questo significa che, anche se molti possono essere passati al cloud pubblico, col passare del tempo possono rendersi conto che questo non è adatto a un uso a lungo termine per alcune delle loro applicazioni dal punto di vista della sicurezza o dei costi. È qui che il cloud ibrido, con le sue operations e la sua gestione coerente, la capacità di spostare i carichi di lavoro tra ambienti pubblici, privati e on-premise e la sicurezza intrinseca, sarebbe una soluzione ideale da prendere in considerazione”.
Non solo: le aziende che hanno bisogno di espandere rapidamente la loro capacità di rete si sono rivolte all’SDN, il software defined networking, grazie alla sua velocità di implementazione accelerata, all'automazione integrata e alla sicurezza, a causa delle restrizioni e rigidità che rendono le implementazioni fisiche difficili da gestire. Guardando al futuro, spiega Gigantino, “continuare la migrazione SDN è un passaggio logico per le aziende che vogliono aumentare la capacità, offrire maggiore fluidità al business in termini di sviluppo di applicazioni, utilizzando più cloud e mettendo le informazioni nelle mani degli utenti, senza continuare a investire in reti fisiche obsolete”.
Dal punto di vista della sicurezza, “il cambiamento di paradigma nel modo di lavorare delle imprese ha messo la security al centro, con la consapevolezza che le violazioni continuano e che gli aggressori prosperano in tempi di incertezza. La resilienza delle imprese è diventata ancora più essenziale di prima”, sottolinea Gigantino.
Ecco perché “la forza lavoro remota, che utilizza una vasta gamma di dispositivi aziendali e propri, sta spingendo l'IT a proteggere rapidamente gli endpoint e le applicazioni: viene chiesto di costruire la sicurezza dalle fondamenta, fino a tutti gli elementi dell'infrastruttura, in modo che tutto possa rimanere sicuro, ovunque si trovi. Le aziende devono attuare misure per continuare il passaggio a un'organizzazione più agile e innovativa, anche se la maggior parte della forza lavoro tornerà a lavorare negli uffici, almeno per una parte del suo tempo”. Con il passaggio agli spazi di lavoro digitali, l'attenzione dovrà concentrarsi sul consolidamento dei cambiamenti già effettuati, sia che si tratti di garantire la piena sicurezza degli strumenti di collaborazione acquisiti in fretta, o che si tratti di rafforzare la cultura aziendale in ambienti virtuali. È un'opportunità per continuare a creare un'agilità che supporti i lavoratori produttivi, garantendo loro di sentirsi al sicuro e sostenuti in un momento caotico e incerto.
Prepararsi alla vita nel dopo Covid-19
Difficile prevedere cosa succederà nei prossimi mesi. Anche se tutti speriamo in un certo grado di normalità, è possibile che ulteriori ondate di contagio costringeranno a nuovi blocchi nel corso dei prossimi mesi. Ciò significa che le organizzazioni devono costruire oggi la propria resilienza, continuando nel contempo a tenere d'occhio il medio termine, in modo che gli investimenti fatti ora rimangano validi in futuro, qualsiasi cosa ci sia dietro l'angolo. Per molte organizzazioni, questa potrebbe anche essere una grande opportunità per ottenere un vantaggio competitivo.
“In definitiva, tutti noi possiamo solo fare delle ipotesi su cosa potrebbe esserci nel prossimo futuro e prepararci di conseguenza. Per le organizzazioni grandi e piccole, private o pubbliche, questo significa imparare dalle azioni che hanno intrapreso durante le prime fasi della pandemia, mantenere, formalizzare e costruire su quelle che hanno funzionato, e abbandonare velocemente quelle che non hanno funzionato. Come sempre accade, coloro che riusciranno a farlo con successo saranno avanti sulla strada della trasformazione in un'organizzazione veramente digitale, agile e flessibile”, conclude Raffaele Gigantino.