Aruba Enterprise: oltre il 40% delle aziende pronta per lo smart working prima dell’emergenza, oggi sono il 70%
Una survey condotta con Cionet Italia conferma che le tecnologie più utili nella crisi sono state cloud e digitalizzazione documentale, rispettivamente per il 59% e per il 72%
Autore: Redazione ImpresaCity
Il tema è davvero attuale: come si è modificato il livello di adozione della tecnologia nel corso dell’emergenza Covid-19? E soprattutto qual è stato il ruolo dei CIO in questa fase di cambiamento repentino?
Per far luce su questi aspetti, Aruba Enterprise ha condotto una survey in collaborazione con Cionet Italia che ha coinvolto 157 decision maker italiani appartenenti all’area IT (90%) e innovazione (10%) di grandi aziende.
Telelavoro
Una delle principali necessità è quella legata allo smart working. Ma le aziende erano pronte ad affrontare questo cambiamento? Secondo l’indagine di Aruba Enterprise, il 43% degli intervistati ha dichiarato che la propria azienda disponeva già degli strumenti necessari per svolgere la propria attività da remoto; un dato che è salito subito al 69% a seguito dell’emergenza Covid-19.
Ovviamente, l’attivazione del telelavoro ha comportato nuove esigenze: tra tutte, l’acquisto di hardware (60%), la creazione di procedure e policy idonee (50%), di guide per gli utenti (45%) e di acquisti di sistemi di VPN (40%). E ancora investimenti per piattaforme di videoconferenza (34%) e di firma da remoto (14%).
Cloud
Nello specifico, tra le tecnologie che il Covid-19 ha spinto maggiormente, il cloud è senza dubbio quella che ha permesso di fronteggiare meglio la crisi, ma dall’indagine di Aruba Enterprise emerge come le aziende avessero già iniziato ad attrezzarsi a riguardo.
Prima di marzo, già il 25% degli intervistati disponeva in azienda di un’infrastruttura in cloud, per il 44% dei rispondenti la tecnologia cloud faceva parte anche se parzialmente della propria quotidianità operativa, mentre solo per il 31% questa era quasi del tutto assente. Quanti hanno potuto disporre di soluzioni cloud nel corso dell’emergenza confermano come sia stato importante farne uso: il cloud è stato ritenuto fondamentale per il 59% degli intervistati, molto utile per il 35% e abbastanza utile per il 6%.
A quanti non disponessero di infrastrutture cloud, è stato chiesto se sia stata questa l’occasione per rivalutare la possibilità di migrare in cloud, ma curiosamente il 55% degli intervistati continua a restare della propria opinione, mentre il 31% sta facendo delle valutazioni a riguardo ed il 14% ha già avviato la migrazione dei propri dati in cloud.
Digitalizzazione documentale
Una considerevole importanza è legata al tema della digitalizzazione dei processi documentali: è stato quindi chiesto agli intervistati se i propri workflow documentali fossero completamente digitalizzati già prima della pandemia. Ha risposto affermativamente il 46% del campione, mentre il 31% ha dichiarato una parziale digitalizzazione e il 23% ha affermato che i documenti in azienda non erano affatto digitalizzati.
Tra quanti avevano già la propria documentazione digitalizzata prima della pandemia, il 72% degli intervistati ritiene che aver potuto disporre dei flussi digitali abbia rappresentato un valore assoluto nell’affrontare la crisi. Al contrario, è solo il 3% a ritenere che siano stati poco utili.
A ulteriore conferma dell’importanza di una gestione digitale dei processi di business, il 31% di chi ne era sprovvisto pre-Covid ha asserito di avere già un progetto di integrazione in corso, mentre il 63% sta valutando un’implementazione di questo tipo, alla luce del nuovo contesto nel quale si trova a operare.
“Questo sondaggio conferma un dato essenziale: sicuramente l’emergenza Coronavirus ha dato una spinta nell’accelerazione della digital transformation, benché buona parte delle imprese si stesse già muovendo in questa direzione, avendo ormai compreso come la tecnologia sia un driver fondamentale per il proprio business – ha commentato Vincenzo Maletta, Head of Sales di Aruba Enterprise – L’impatto produttivo sul Sistema Paese ha ulteriormente spinto le aziende ad attrezzarsi per garantire la continuità operativa a tutte le figure professionali non necessariamente residenti nel canonico luogo di lavoro, attraverso l’implementazione di nuove e più evolute soluzioni architetturali e applicative. Di certo, lo scenario che oggi abbiamo davanti non potrà che consolidare alcune tendenze, ieri solo accessorie ma che oggi potremmo considerare fondamentali e ordinarie.”