Risponde Mauro Franceschini, Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione di Passepartout
Autore: Redazione SecurityOpenLab
Quali ritenete siano, dal vostro punto di vista, le sfide principali che i CIO italiani si trovano ora davanti? Oggi a un CEO è richiesto di poter interpretare la tecnologia più di quanto fosse necessario in passato, mentre a un CIO è richiesto di essere molto più vicino alle logiche di business. Le due figure devono sovrapporsi nel determinare l’agilità necessaria al cambiamento e all’innovazione. In questa ottica il CIO non ha più una rigida leadership tecnologica verticale, ma è un manager dell’innovazione che interpreta correttamente le logiche di business, insieme al suo IT team fornisce soluzioni adeguate, e infine guida il cambiamento attraverso tutte le sfide di cui stiamo parlando. L’innovazione e la trasformazione digitale, trovare e supportare nuove opportunità e modalità di business e mantenere il vantaggio competitivo, si scontra con numerosi ostacoli. Uno di questi è l’onnipresente bias dello status quo dove tutto quello che è buono abbastanza deve rimanere così com’è. Non è sempre così. Di questo bisogna essere consapevoli ed il manager dell’innovazione deve trovare il tempo per sedersi con il suo team, tutti privi di qualifiche e titoli e discutere di innovazione e nuovi progetti. Anche al di fuori delle logiche di budget e dei processi di certificazione. Una sorta di sala giochi dove si sperimenta e si crea conoscenza. Le idee relative alla necessità di sistemi di collaborazione, comunicazione e teleassistenza integrate nei nostri prodotti, sono nate in una sala giochi molto tempo fa.
Quanto ritenete che l’emergenza Covid-19 abbia modificato le priorità tecnologiche per i CIO italiani? È facile che molte aziende stiano affrontando l’immediatezza dei problemi operativi quotidiani della nuova normalità. Supportare da remoto il lavoro da casa di utenti interni eterogenei e non preparati a gestire gli strumenti in dotazione. Riorganizzare gli spazi e gli strumenti, gestire il sovraccarico delle reti, supportare i problemi degli utenti esterni… La stessa gestione remota del team IT richiede attenzione e la nostra esperienza ci ha insegnato che è comunque molto utile un presidio fisico IT in azienda. In queste condizioni è sicuramente difficile fare del brainstorming e continuare ad avere una visione strategica rivolta verso l’innovazione. Di contro è proprio in queste condizioni che vengono buone idee e ci si rende conto dei propri limiti e di che cosa ci sarebbe bisogno. Per questo l’innovazione non dovrebbe essere messa in standby e deve rimanere tra le priorità tecnologiche. Mettere l’innovazione in standby non è una opzione.
In che modo aziende come la vostra possono affiancare i CIO italiani nell’affrontare le loro nuove necessità? Passepartout è una azienda di successo che produce software gestionali da 30 anni con oltre 85.000 utenti. Questo successo è dovuto alla solidità del marchio Passepartout, alla qualità e innovazione dei nostri prodotti, al modello di business ed ai servizi offerti. Distribuiamo i nostri prodotti tramite 280 aziende partner che arricchiscono il prodotto ed affiancano il cliente sul territorio mentre Passepartout si concentra sullo sviluppo dei prodotti, sullo sviluppo tecnologico e sulla qualità dei servizi di supporto.Stiamo da tempo lavorando all’impiego della AI nei nostri prodotti, mentre per esempio molti casi d’uso su infrastrutture blockchain sono ancora sperimentali, ma se tra breve sarà possibile implementare efficaci applicazioni business, Passepartout non si lascerà sorprendere. La nostra infrastruttura sarà pronta a vantaggio dei nostri prodotti e dei nostri clienti.
Le sfide del nuovo CIO
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