Risponde Michele Porcu, Direttore Strategia Cloud di Oracle Sud-Europa
Autore: Redazione SecurityOpenLab
Quali ritenete siano, dal vostro punto di vista, le sfide principali che i CIO italiani si trovano ora davanti? La sfida principale è ovviamente legata a massimizzare l’efficienza operativa, infatti molti budget a supporto del “running IT” sono stati tagliati e il ventaglio delle nuove progettualità è stato messo sotto una lente di ingrandimento per scremare tutto ciò che risulta indispensabile da ciò che può essere posticipato. Le aziende più lungimiranti, e con capacità liquide per la continuità del business, affrontano altre sfide non meno rilevanti: in primis la progressiva digitalizzazione delle catene del valore, compresa la supply chain, che ha subito un’accelerazione durante la pandemia; non solo “smart working”, quindi, ma anche dematerializzazione e digitalizzazione dei processi, portali e-commerce, uso dell’IoT sempre più pervasivo, e altro. Per supportare il business che deve diventare sempre più “digital”, la terza sfida che i CIO devono affrontare è legata alla resilienza e alla sicurezza: attacchi informatici e “fault” non sono ammessi in un mondo che deve fare sempre più affidamento sull’IT.
Quanto ritenete che l’emergenza Covid-19 abbia modificato le priorità tecnologiche per i CIO italiani? Sicuramente affrontare in tempi brevi un’accelerazione della digitalizzazione del proprio business e dei processi funzionali a supporto richiede tempi di sviluppo e messa in produzione veloci, elevata sicurezza e affidabilità, una scalabilità in grado di passare in tempi brevi dalla prototipazione alla messa in produzione; a corredo, occorrono modelli di “sourcing” efficienti. Tutto questo si traduce nel crescente interesse nei confronti del cloud e di tecnologie innovative. Il focus è rendere efficienti e stabili i sistemi tradizionali allo scopo di liberare risorse per progetti innovativi incrementali. In che modo aziende come la vostra possono affiancare i CIO italiani nell’affrontare le loro nuove necessità? Principalmente in due macro-ambiti: il primo è legato alla specialità di Oracle, se così possiamo dire, ovvero la fornitura di tecnologia di classe “enterprise”, cioè dotata di elevati livelli di servizio, robustezza e sicurezza per garantire sia la stabilità dei servizi informatici esistenti sia l’adozione di nuove tecnologie - e allo stesso tempo, garantire un’elevata economicità tramite il cloud infrastrutturale (IaaS/PaaS) e quello applicativo per la copertura dei processi fondamentali del core business e di quelli innovativi per tutte le aree funzionali dell’azienda (SaaS). Il secondo ambito è legato alle competenze che, come Oracle, possiamo condividere con i clienti: competenze di digitalizzazione dei processi, di disegno di architetture, di sourcing delle soluzioni e, ovviamente, di realizzazione e implementazione delle tecnologie stesse.
Le sfide del nuovo CIO
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