Speciale Pubblica Amministrazione

ImpresaCity ha fatto una ricognizione su come sta evolvendo questo settore interpellando i principali vendor e system integrator e ascoltando il parere di chi analizza il mercato. Ne è emerso un quadro molto articolato, nel quale per fortuna non mancano alcuni esempi più che positivi di trasformazione

Autore: Edoardo Bellocchi

Si è finalmente chiuso questo 2020 che ha visto rivoluzionato praticamente tutto, e dove la trasformazione digitale ha come noto accelerato il passo, sulla spinta delle pressanti esigenze di assicurare la continuità del business anche nel nuovo scenario. Ma come si sono mossi in questo contesto la Pubblica Amministrazione centrale e gli enti locali? Sono ancora in coda nella digitalizzazione o l’evoluzione forzata ha coinvolto anche un comparto tradizionalmente restio a recepire tempestivamente l’innovazione?

ImpresaCity ha fatto una ricognizione su come sta evolvendo questo settore interpellando i principali vendor e system integrator e ascoltando il parere di chi analizza il mercato. Ne è emerso un quadro molto articolato, nel quale per fortuna non mancano alcuni esempi più che positivi di trasformazione.
 

Il next normal delle PA

Si tratta in realtà di un processo che parte da lontano: “quasi vent’anni fa, la strategia eEurope 2002 della Commissione Europea ha inaugurato una spinta a livello continentale verso l'eGovernment”, esordisce Massimiliano Claps, Research Director di IDC Government Insights, spiegando che “da allora, l'interazione tra gli sviluppi tecnologici, le politiche dell'UE e le iniziative strategiche degli Stati membri ha continuamente migliorato la centralità dei servizi digitali per i cittadini e le imprese. E ha aumentato la trasparenza e l'efficienza delle amministrazioni pubbliche in tutto il continente. Ma la trasformazione non è solo tecnologica”.

È un fatto che “l'evoluzione della società esercita una pressione sempre maggiore per mettere assieme l'attenzione ai cittadini e l'efficacia operativa: alle pubbliche amministrazioni viene richiesto di realizzare una nuova visione di servizi pubblici, che IDC definisce ETHIC, ovvero Efficient, Trusted, Highly-Responsive, Inclusive, Convenient”, prosegue Claps.
 

Verso il cambiamento

In questo processo, si è inserita l'emergenza Covid-19, che ha accelerato la trasformazione. “Le misure di distanziamento sociale hanno reso le interazioni digitali tra governo e cittadini, governo e imprese, e tra le pubbliche amministrazioni la regola, invece che l'eccezione. Ha catapultato i funzionari pubblici nel futuro del lavoro flessibile. E ha spinto i governi a implementare misure urgenti di salute pubblica e di ripresa economica che devono essere rapidamente tradotte in nuovi processi e servizi digitali”, fa notare IDC.

Una situazione che avrà strascichi: “alcuni di questi cambiamenti ci si aspetta saranno permanenti e non contingenti all'emergenza Covid”, anticipa Claps, spiegando che “il 57% delle pubbliche amministrazioni europee intervistate da IDC ritengono che il lavoro flessibile diventerà la norma, il 43% che incrementerà l'automazione dei processi e il 35% che sarà necessario collaborare fra pubbliche amministrazioni e partner privati per implementare nuovi modelli di servizio”.
 

Esempi per il futuro

Secondo IDC, per realizzare il valore della trasformazione digitale, le pubbliche amministrazioni devono concentrarsi su sei linee d'azione. In primo luogo, si tratta di “offrire servizi omni-canale per re-immaginare l'esperienza per i cittadini. Per esempio l'agenzia delle entrate inglese (HMRC) ha implementato il programma 'Making Tax Digital' che permette alle aziende e ai commercialisti di inviare dichiarazioni IVA sfruttando un layer di API che collega direttamente i software di contabilità con il database dell'agenzia stessa”, racconta Claps.  

Numero due, bisogna “trattare i dati come un asset strategico che consente di rendere i processi decisionali e operativi intelligenti”, prosegue IDC, mettendo al numero tre la necessità di “ripensare le modalità di lavoro dei dipendenti pubblici, che adeguatamente supportati possono mettere a disposizione le loro conoscenze per accelerare l'innovazione. Per esempio, il programma Dubai 10x incentiva i dipendenti pubblici di oltre 30 ministeri e agenzie governative a trovare soluzioni innovative che diano alla città un vantaggio di 10 anni rispetto al resto del mondo”. 

Al punto numero 4 IDC mette “investire in piattaforme aperte che consentano di scalare l'utilizzo di tecnologie innovative come l'intelligenza artificiale, la blockchain, l'IoT e l'edge computing. Per esempio, il governo dell’Estonia ha implementato un chatbot, chiamata SUVE, che fornisce informazioni relative all'emergenza Covid e lo ha reso accessibile su oltre dieci diversi siti governativi”, mentre al quinto posto va “colmare il digital divide, non solo in termini di accesso alla banda larga, ma anche delle competenze dei cittadini e della loro consapevolezza riguardo alle opportunità e ai rischi della trasformazione digitale”. Infine, ma non per questo meno importante, è necessario “garantire la sicurezza dei servizi digitali, in modo che i cittadini e dipendenti possano usarli con fiducia, in un'epoca in cui i confini fra esperienze digitali e reali si mischiano in modo fluido”. 

Tra visione e realtà

Va anche osservato che “i leader del settore pubblico che riusciranno a colmare il vuoto fra la visione concettuale e la realtà fatta di processi e sistemi legacy nonché di difficoltà nel reperire le competenze, saranno in grado di scavare più a fondo nei complessi processi, spesso frammentati fra dipartimenti e agenzie governative”, sottolinea ancora IDC, spiegando che in questo modo “contribuiranno a migliorare la produttività dei processi di back e middle-office, consentendo così ai funzionari di sfruttare il potere dell'automazione per rispondere alle esigenze dei cittadini”. I quali cittadini, a loro volta “si aspettano che i governi siano buoni amministratori del denaro dei loro contribuenti, e vogliono che i governi agiscano in modo trasparente, proteggendo al contempo la loro privacy. Si aspettano che le richieste dei cittadini siano risolte rapidamente e con servizi di alta qualità. Rendendo il tutto accessibile indipendentemente dal nostro reddito, etnia o capacità fisiche e mentali”, conclude Massimiliano Claps. 

Nelle pagine che seguono, le aziende dell’ecosistema tecnologico da noi interpellate esprimono il loro punto di vista sulle sfide del settore Pubblica Amministrazione rispondendo alle nostre tre domande.  
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