Risponde Domenico Leone, Public Sector Director di Capgemini in Italia
Autore: Redazione ImpresaCity
In base alla vostra esperienza sul mercato, come pensate abbia reagito la PA al repentino mutamento di scenario? Quando si parla di Pubblica Amministrazione, si deve pensare a un universo di 13mila amministrazioni, con livelli difformi di informatizzazione, di capacità infrastrutturali e di modelli organizzativi. Le reazioni alla pandemia sono state le più diverse, ma con un fattore comune: una decisa spinta verso la digitalizzazione di attività e processi. Come Capgemini Italia siamo stati coinvolti in prima linea nell’emergenza, in qualità di partner tecnologici di amministrazioni regionali tra le più colpite dalla pandemia. Le abbiamo supportate nel gestire servizi più performanti per cittadini e imprese, progettando soluzioni innovative per governare l’emergenza, in un contesto in continua evoluzione. Nella nostra esperienza, sono state le amministrazioni più avanzate nel percorso di trasformazione digitale ad adattarsi più velocemente alle sfide poste dal Covid. Quali vedete come sfide prioritarie per la Pubblica Amministrazione centrale e locale per il 2021? La sfida, non solo per il 2021, è accelerare il cambiamento organizzativo e tecnologico e adottare misure per migliorare e diffondere i propri servizi. Sono ancora molti i problemi che rallentano l’informatizzazione dell’Amministrazione Pubblica italiana, nonostante i progressi compiuti durante il 2020. Secondo la 17ma edizione dell’eGovernment Benchmark Report, realizzato annualmente per la Commissione Europea da Capgemini, IDC e Politecnico di Milano, l’Italia si posiziona nella categoria “Non-consolidated eGov”, ovvero tra gli stati con servizi digitali presenti, ma non abbastanza diffusi. Sebbene l’uso degli Open Data pubblici, la digitalizzazione del settore privato e la connettività siano in linea con la media EU, ci sono aree che penalizzano il nostro paese. La bassa offerta di servizi pubblici online, usati da solo il 25% dei cittadini (contro il 60% della media UE) e la generale mancanza di competenze digitali dimostrano come sia ancora lunga la strada per realizzare servizi innovativi, open source e centrati sui bisogni di cittadini e imprese. Quali sono i principali elementi che possono differenziare nel nuovo scenario le esigenze della PA rispetto al comparto privato? Più che differenze, ci deve essere una convergenza di esigenze tra comparto privato e pubblico per facilitare la ripresa del Sistema Paese, tanto più in una situazione di post emergenza. Al di là di un generico uso dello Smart Working, che non implica necessariamente la digitalizzazione di processi e di prassi amministrative, l’organizzazione interna della PA, a tutti livelli, deve realmente dotarsi di strumenti e servizi interni innovativi. Un’organizzazione interna più snella, la diffusione di servizi digitali efficienti per il mondo delle imprese e la presenza di infrastrutture pubbliche di supporto alla trasformazione digitale dell’intera società sono gli ingredienti per il rilancio dell'Italia in questo nuovo scenario.
Speciale Pubblica Amministrazione
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