Risponde Gianfranco Ilacqua, Managing Director & Founder di LumIT
Autore: Redazione ImpresaCity
In base alla vostra esperienza sul mercato, come pensate abbia reagito la PA al repentino mutamento di scenario? Come tutte le aziende, soprattutto quelle di grandi dimensioni, molto strutturate e distribuite sul territorio italiano, anche la PA ha ricevuto un messaggio forte e chiaro sull’enorme cambiamento “imposto” dall’emergenza sanitaria globale del Covid-19.La forza lavoro distribuita nei vari dipartimenti più o meno grandi ha dovuto necessariamente rendersi operativa al di fuori dell’abituale posto di lavoro, con tutte le ovvie difficoltà tecnico-organizzative del caso: mancanza di connessione a banda larga, insufficienza di attrezzature, mezzi di comunicazione inadeguati, e altro. Se la prima grande sfida è stata di poter lavorare da remoto, paradigma completamente nuovo per la PA, la seconda e forse la più ardua è stata quella di poter erogare la maggior parte dei servizi al cittadino tramite canali telematici. Quali vedete come sfide prioritarie per la Pubblica Amministrazione centrale e locale per il 2021? La continuità dei servizi offerti in tempi rapidi al cittadino deve rimanere al primo posto, pertanto la PA dovrà fare un grande sforzo per mettere le sue persone nelle condizioni di svolgere tutte le proprie funzioni dalle rispettive abitazioni in modo veloce e sicuro. Lavoro agile e strutturato per obiettivi dovranno man mano integrare, se non sostituire del tutto, il precedente schema lavorativo.Allo stesso tempo la PA dovrà ottimizzare tutte le sue procedure operative per l’evasione in tempi brevi delle richieste dei cittadini. Dovrà quindi investire in strumenti tecnologici inclusivi per colmare quel divario che, soprattutto nella fascia più anziana della popolazione, richiede da sempre una forte presenza “a sportello”. Infine, uno degli obiettivi della PA dovrà essere quello di velocizzare la digitalizzazione, fino a oggi un processo inesorabilmente lento e burocratizzato. Quali sono i principali elementi che possono differenziare nel nuovo scenario le esigenze della PA rispetto al comparto privato? Se pensiamo alla PA come alla più grande azienda italiana (con più di 3 milioni di dipendenti), e se consideriamo la natura sensibile dei dati trattati, la prima cosa da fare è quella di applicare anche qui tutte le regole di sicurezza informatica validi per il comparto privato: avere policy di sicurezza ben strutturate, avere sistemi operativi adeguati e aggiornati, avere i giusti software di protezione dei sistemi, utilizzare connessioni anche wi-fi adeguatamente protette, e così via.In questo scenario, la formazione rappresenta uno degli elementi fondamentali che la PA dovrà prendere in seria considerazione. Ai dipendenti, non sempre particolarmente esperti di tecnologia, andrà infatti insegnato un nuovo modo di lavorare con strumenti innovativi e in modalità ben diverse da quanto fatto in precedenza.A causa del numero di dipendenti delle PA, della loro dislocazione territoriale, della scarsa cultura digitale e degli strumenti obsoleti si tratta di un processo lungo e complicato, ma l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ha permesso di fare il primo grande passo verso la digitalizzazione di cui hanno bisogno sia le PA sia il nostro Paese.
Speciale Pubblica Amministrazione
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