Autore: Redazione ImpresaCity
Oltre 4,3 miliardi di euro assegnati in soli sei mesi per far nascere 5 Centri Nazionali per la ricerca in filiera, 11 Ecosistemi dell’innovazione a livello territoriale e per creare o rafforzare 49 Infrastrutture di ricerca e tecnologiche di innovazione. Sono alcuni degli obiettivi di competenza del Ministero dell'Università e della Ricerca previsti, e raggiunti, nell’ambito della Componente “Dalla ricerca al business” della Missione “Istruzione e Ricerca” del PNRR.
"Gli investimenti sono di certo importanti - ha spiegato il ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa - ma altrettanto lo sono riforme e semplificazioni che ci hanno consentito di abbattere rigidità e paletti che per anni hanno dato l’immagine di un Paese poco aperto e poco pronto a condividere novità e innovazione. Oggi, invece, il sistema italiano è pronto ad accogliere nuove figure e competenze, anche dall'estero, oltre che gli investimenti ulteriori per la ricerca che dovessero arrivare". Il nuovo scenario, secondo il MUR, apre la strada a un nuovo sistema di collaborazione in grado di creare filiere di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico.
Tutto parte dai nuovi Centri nazionali. I 5 Centri nazionali – che hanno ricevuto un investimento complessivo di 1,6 miliardi di euro – sono aggregazioni di università, di enti e organismi pubblici e privati di ricerca, di imprese presenti e distribuite sull’intero territorio nazionale e sono organizzati con una struttura di governance di tipo Hub & Spoke, con l’Hub che svolgerà attività di gestione e coordinamento e gli Spoke quelle di ricerca.
Queste reti di ricerca – ognuna finanziata con circa 320 milioni di euro – sono dedicate a cinque aree individuate come strategiche per lo sviluppo del Paese: Simulazioni, calcolo e analisi dei dati ad alte prestazioni; Agritech; Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA; Mobilità sostenibile; Biodiversità. In tutto, i partecipanti ai Centri sono 144. Si contano 55 tra Università e Scuole Superiori, 24 enti pubblici e altri organismi di ricerca di ricerca, 65 iimprese.
Gli investimenti serviranno per assumere ricercatori e personale da dedicare alla ricerca (di cui almeno il 40% donne), per creare e rinnovare le infrastrutture e i laboratori di ricerca, per realizzare e sviluppare programmi e attività di ricerca dedicati alle cinque tematiche, per favorire la nascita e la crescita di iniziative imprenditoriali a più elevato contenuto tecnologico come start-up e spin off da ricerca, per valorizzarne i risultati.
Gli 11 Ecosistemi – grazie a un investimento complessivo di 1,3 miliardi di euro – sono reti di università statali e non statali, enti pubblici di ricerca, enti pubblici territoriali, altri soggetti pubblici e privati altamente qualificati e internazionalmente riconosciuti, e intervengono su aree di specializzazione tecnologica coerenti con le vocazioni industriali e di ricerca del territorio di riferimento, regionale o sovraregionale, promuovendo e rafforzando la collaborazione tra il sistema della ricerca, il sistema produttivo e le istituzioni territoriali.
Anche gli Ecosistemi sono organizzati con una struttura di governance di tipo Hub & Spoke, con l’Hub che svolgerà attività di gestione e coordinamento e gli Spoke quelle di ricerca. In tutto i partecipanti agli Ecosistemi sono 222: 60 tra Università e altre realtà della formazione e della scuola, 29 enti di ricerca, 133 imprese.
Gli Ecosistemi hanno l’obiettivo di agevolare il trasferimento tecnologico e accelerare la trasformazione digitale dei processi produttivi delle imprese in un’ottica di sostenibilità economica e ambientale e di impatto sociale sul territorio. Le risorse a disposizione finanziano attività di ricerca applicata, di formazione per ridurre il disallineamento tra le competenze richieste dalle imprese e quelle offerte dalle università, la valorizzazione dei risultati della ricerca con il loro trasferimento all’impresa, il supporto alla nascita e sviluppo di start-up e spin off da ricerca, promuovendo le attività e i servizi di incubazione e di fondi venture capital.
Le Infrastrutture di ricerca – grazie a un investimento complessivo di 1,08 miliardi di euro – sono gli impianti, le risorse e i relativi servizi utilizzati dalla comunità scientifica per compiere ricerche nei rispettivi settori. Comprendono gli impianti o i complessi di strumenti scientifici, le risorse basate sulla conoscenza quali collezioni, archivi o informazioni scientifiche strutturate e le infrastrutture basate sulle tecnologie abilitanti dell’informazione e della comunicazione, il materiale informatico, il software, gli strumenti di comunicazione e ogni altro mezzo necessario per condurre la ricerca.
Sono 9 gli enti di ricerca e le università italiane che hanno proposto i 24 progetti di potenziamento/creazione o networking di Infrastrutture di ricerca e che verranno finanziati per un totale di 931 milioni di euro. Con le risorse residue potranno essere sostenute ulteriori proposte.
Le Infrastrutture tecnologiche di innovazione – grazie a un investimento complessivo di 500 milioni di euro – sono strutture, attrezzature, capacità e servizi per sviluppare, testare e potenziare la tecnologia per avanzare dalla convalida in un laboratorio fino a livelli di preparazione tecnologica più elevati prima dell’ingresso del mercato competitivo.
Operano in settori produttivi e ambiti territoriali definiti dalla comunità di sviluppo e innovazione, principalmente piccole e medie imprese o filiere tecnologiche produttive, che le utilizzano per sviluppare e integrare tecnologie innovative verso la commercializzazione di nuovi prodotti, processi e servizi. Sono 16 gli enti di ricerca e le università italiane che hanno proposto i 25 progetti che verranno finanziati complessivamente con poco più di 333 milioni. Anche in questo caso, con le risorse residue potranno essere sostenute ulteriori proposte.