Autore: Redazione ImpresaCity
Condividere i dati già immagazzinati per non doverli richiedere, o memorizzare, più volte è un principio di base per qualsiasi sistema che deve gestire informazioni. Ma è anche un principo che spesso, specie in passato, non è stato valido per la Pubblica Amministrazione. Enti locali e centrali differenti hanno storicamente fatto una gran fatica a mettere a fattor comune quello che "sapevano". Mettendo così i cittadini e le imprese di fronte a procedure e servizi meno completi e fluidi di quanto avrebbero potuto essere.
Il PNRR intende mettere ordine anche in questo, in particolare con la cosiddetta Piattaforma Digitale Nazionale Dati. È un progetto che, per come è definito, "abilita lo scambio di informazioni tra gli Enti e la Pubblica Amministrazione e favorisce l’interoperabilità dei sistemi informativi e delle basi dati pubbliche". Tanto che tecnicamente la piattaforma viene indicata proprio come Interoperabilità.
La descrizione sintetica della PDND non rende bene l'idea della complessità architetturale del progetto. I dati da mettere a fattor comune possono essere tantissimi e completamente diversi, da ente a ente, per struttura e memorizzazione. Inoltre, nella gran parte dei casi un ente ha bisogno solo di un sottoinsieme delle informazioni che, per un altro ente, costituiscono una singola struttura dati. La condividione deve quindi essere strutturata, formalizzata, sottoposta a regole e controlli.
Ecco perché la PDND prevede un modello sostanzialmente ad API. Un ente della PA non "apre" genericamente i suoi database ma pubblica determinati suoi dati mediante una collezione di servizi a cui altri enti possono accedere. In questo meccanismo, l'ente che fornisce i dati è il cosiddetto erogatore, mentre l'ente che li richiede è il fruitore del relativo servizio.
Sintetizzando molto il funzionamento della PDND, l'ente erogatore pubblica un catalogo di servizi (in gergo, gli e-service) attraverso cui rende disponibili determinati suoi dati. Un ente fruitore interessato a certi dati presenta una richiesta di fruizione per il relativo servizio, richiesta che deve essere approvata dall'erogatore prima di qualsiasi scambio di dati.
Se la richiesta viene approvata, il fruitore deve anche presentare una stima del carico di lavoro che le sue future richieste di dati imporranno ai sistemi dell'erogatore. Se questo carico è inferiore alle soglie previste dall'erogatore, il dialogo può iniziare. Se il carico previsto è invece eccessivo, l'ente erogatore e il fruitore dovranno di fatto trovare un compromesso.
Da allora in poi, i due enti si scambiano i dati di interesse mediante comunicazioni cifrate e in maniera progettata come sicura. Ma attenzione: lo scambio dati avviene al di fuori della PDND. Il cui ruolo, si spiega, "non è di agire da proxy ma di fare da garante tra i due enti, autenticando e autorizzando in base alle dichiarazioni rese e conservate al suo interno".
Ovviamente il funzionamento della PDND è molto più complesso di quanto abbiamo descritto in queste righe. C'è però una ricca documentazione tecnica che si può consultare per capire come utilizzarla.
Sinteticamente, Il Dipartimento per la Trasformazione Digitale e PagPA - in quanto gestore della piattaforma Interoperabilità - indicano che la PDND serve a raggiungere due importanti obiettivi nel dialogo tra enti pubblici. Il primo, più evidente all'atto pratico, è attuare il principio cosiddetto del “once only”, ossia del "solo una volta". Le PA, cioè, non dovranno più chiedere ai cittadini le informazioni che altri enti conoscono già: potranno condividerle tra loro.
Il secondo obiettivo è più "dietro le quinte": garantire un dialogo tra enti che sia semplice e sicuro allo stesso tempo. Semplice, perché il meccanismo del catalogo unico di servizi fa sì che ogni ente sappia sempre quali informazioni rendono disponibili gli altri. Parallelamente, la gestione prevista per le richieste di fruizione semplifica i processi di istruttoria e verifica per l’accesso alle informazioni.
Lato sicurezza delle informazioni e delle comunicazioni, il vantaggio della PDND sta nel formalizzare e standardizzare i meccanismi di condivisione dei dati. E anche in un meccanismo di autenticazione di entrambe le parti in causa - erogatore e fruitore - stabilendo tra i due un canale sicuro, grazie alla cifratura, per la trasmissione delle informazioni.
A questo punto serve solo che le PA aderiscano alla PDND. Per questo è stato emesso un primo Avviso da 110 milioni di euro. I Comuni interessati ad aderire alla piattaforma Interoperabilità possono presentare la loro domanda entro il 17 febbraio 2023, su PA digitale 2026, ricevendo un voucher economico predefinito calcolato in base alla dimensione dell’ente.