Autore: f.p.
Con la pubblicazione della relativa Circolare, che ne dettaglia i meccanismi di funzionamento, entra ufficialmente in azione quella che è stata battezzata come "Nuova Sabatini Green". Si tratta dell'ennesimo - in senso positivo, ovviamente - rilancio della "Sabatini" originale del 1965: da allora la norma, forse la più longeva in Italia, viene continuamente rifinanziata e modificata. Ma resta incentrata sul suo scopo iniziale: favorire le PMI a investire in innovazione, in particolare delle macchine utensili e dei macchinari di produzione.
La Sabatini del 2022 è il risultato del Decreto interministeriale 22 aprile 2022 e della Circolare di questi giorni. Le PMI dal prossimo gennaio potranno presentare domande di agevolazione per investimenti legati all'acquisto o al leasing di macchinari, attrezzature, impianti, beni strumentali ad uso produttivo, hardware, software, tecnologie digitali. La norma ora ha anche un volto "verde" perché è prevista una maggiorazione del contributo del 30% per gli investimenti "green".
Il meccanismo per accedere ai finanziamenti agevolati prevede una "triangolazione" tra l'azienda che presenta la richiesta, il soggetto finanziatore (una banca o un intermediario finanziario) e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Il finanziamento vero e proprio viene dal soggetto finanziatore, il contributo statale è pari all’ammontare degli interessi, calcolati su un piano di ammortamento quinquennale: al 2,75% annuo per gli investimenti in generici beni strumentali e al 3,575% annuo per gli investimenti 4.0 e/o green.
La Circolare stessa indica la natura degli investimenti. Nel campo "investimenti 4.0" rientrano i beni materiali nuovi e immateriali, "aventi come finalità la realizzazione di investimenti in tecnologie, compresi gli investimenti in Big Data, cloud computing, banda ultralarga, cybersecurity, robotica avanzata e meccatronica, realtà aumentata, manifattura 4D, RFID". Più precisamente, l'elenco degli investimenti materiali e immateriali ammessi alla maggiore copertura si trova negli allegati 6/A e 6/B della norma.
Nel campo "investimenti green" rientrano invece "macchinari, impianti e attrezzature nuovi ad uso produttivo, a basso impatto ambientale, nell'ambito di programmi finalizzati a migliorare l’ecosostenibilità dei prodotti e/o dei processi produttivi".
Come sempre per le norme Sabatini, o per quelle che ne seguono i principi, i beni per cui si richiede l'agevolazione devono avere una "autonomia funzionale", ossia non devono essere componenti o parti di macchinari. I beni devono poi essere nuovi e correlati all’attività produttiva svolta dall’impresa. Sono ammissibili alle agevolazioni gli investimenti sino a 4 milioni di euro.
Quanto la Sabatini Green può oggi aiutare le PMI italiane, anche in ragione della attuale congiuntura assai poco favorevole, a investire in innovazione? Fare previsioni è difficile. Ma le valutazioni che sono state fatte in passato lasciano ben sperare. Invitalia, in una analisi del 2020, ricordava che la norma "ha determinato un importante effetto leva sugli investimenti". Le contabilizzazioni sino a fine ottobre 2018 indicavano che, a fronte di circa 1,12 miliardi di euro impegnati dal MiSE, come effetto lordo dei finanziamenti si erano attivati circa 14,3 miliardi di investimenti delle PMI.
E la focalizzazione sulle PMI come anello debole dell'innovazione italiana - ma in realtà di gran parte del Sud Europa - non deve ingannare. "A livello sistemico, si ritiene che la Nuova Sabatini possa contribuire anche all’obiettivo generale di rafforzare l’intero sistema produttivo italiano", spiegava ancora Invitalia. Perché le PMI che investono portano business anche alla grande industria, in quanto fornitrice di beni strumentali.
Basta quindi una legge semplice, poco burocratica, coerente nel tempo e che non costringe a rinunciare ad altre agevolazioni - questi sono sempre stati indicati dalle PMI come i principali tratti positivi della Sabatini - a spingere l'innovazione? Negli anni è maturata l'impressione che le varie norme "tipo Sabatini" alla fine non portino le PMI a fare investimenti che altrimenti non avrebbero intrapreso, ma abbiano un effetto di accelerazione per investimenti già programmati.
Alla fine va benissimo anche così, a guardare i risultati. Sempre le analisi a campione di Invitalia indicano che l’88,3% delle imprese che hanno avuto accesso alle agevolazioni della Sabatini nel biennio 2015-16 ha affermato che l’investimento collegato ha portato a un aumento (nell’11,5% dei casi un “forte aumento”) dell’efficienza produttiva.
"L’incremento di produttività indicato - spiegava Invitalia - si accompagna a un ampio miglioramento della qualità dei prodotti/servizi offerti (84,5%), portando quindi a un miglioramento del grado di competitività dell’impresa non legato solo a meri fattori di prezzo/costo". Il 77% delle imprese segnalava poi che l’esperienza maturata con l’investimento agevolato ha influenzato positivamente la propensione a realizzare ulteriori investimenti. Anche questo "sblocco" della diffidenza verso gli investimenti in innovazione è un risultato da non sottovalutare, specie per il futuro.