Autore: Redazione ImpresaCity
Dalla teoria dello European Chips Act alla pratica è passato, alla fine, poco tempo. La pubblicazione della versione quasi definitiva della direttiva che intende dare una nuova spinta all'industria europea dei semiconduttori è stata, cioè, seguita in fretta dal lancio di nuovi insediamenti produttivi che hanno tutta la benedizione e la spinta mediatica di Bruxelles.
Il primato va ai tedeschi di Infineon Technologies, che in realtà si erano mossi prima del Chips Act ma che hanno comunque potuto far rientrare un loro nuovo stabilimento nella copertura delle nuove politiche di sviluppo della Commissione Europea.
Più in dettaglio, Infineon ha ufficialmente lanciato - con tanto di presenza della Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen - il piano di sviluppo di un nuovo impianto produttivo di semiconduttori nel settore dell'elettronica di potenza. L'impianto avrà sede a Dresda, nella cosiddetta Silicon Saxony.
La costruzione della nuova Smart Power Fab - così è stato chiamato l'impianto - inizierà questo autunno e la produzione di chip dovrebbe iniziare già nel 2026. L'impianto rappresenta il maggior investimento di Infineon mai fatto (5 miliardi di euro) e dovrebbe ricevere un ulteriore miliardo di contributi europei del Chips Act.
Parallelamente, le cose si muovono anche in Francia. STMicroelectronics e GlobalFoundries realizzeranno insieme un impianto per la produzione di microchip a Crolles, vicino Grenoble. L'impianto verrà realizzato grazie a una robusta iniezione di fondi pubblici decisa da Parigi e autorizzata da Bruxelles, sempre nell'ambito del Chips Act.
Si tratta di un progetto che cuberà complessivamente quasi 7 miliardi e mezzo di euro di investimenti e che dovrebbe arrivare alla produzione nel 2027. La UE cataloga il nuovo impianto come un "first of a kind" europeo e quindi è pronta a sostenerlo. L'obiettivo è arrivare alla produzione di massa di chip per i mercati Automotive, Industria, 5G/6G, Sicurezza, Difesa, Aerospazio.
Mancano per ora all'appello progetti specificatamente italiani, in attesa essenzialmente di quello che Intel deciderà di fare nel prossimo futuro in Europa. Decisioni che sono evidentemente più difficili di quanto preventivato.