Autore: Redazione ImpresaCity
La Commissione Europea ha presentato un nuovo pacchetto di misure che mirano a rafforzare il collegamento tra finanza e sostenibilità, orientando maggiormente gli investimenti privati verso le aziende che hanno un migliore curriculum di iniziative "green" (e non solo). Anche se il numero degli investimenti sostenibili sta crescendo, la Commissione ritiene di dover intervenire, muovendosi lungo due direzioni principali.
La prima novità messa in campo dalla Commissione è un ampliamento delle attività che rientrano nella cosiddetta "UE Taxonomy", cioè la tassonomia dei settori economici e delle attività che rientano nel raggio d'azione del Climate Delegate Act e dell'Environmental Delegate Act.
L'ampliamento è decisamente corposo. La Commissione ha inserito nella tassonomia interi nuovi ambiti (disaster risk management e i servizi legati al riuso/riciclo) e ha aumentato sensibilmente i sotto-comparti dei mercati che erano già interessati. In campo ICT, ad esempio, entrano in scena gli sviluppi software e i servizi professionali collegati alle soluzioni IoT.
Secondo la Commissione, "l'inclusione di nuove attività economiche che coprono i sei obiettivi ambientali e, di conseguenza, toccano più settori economici e imprese migliorerà la fruibilità della tassonomia e la sua capacità di moltiplicare gli investimenti sostenibili nell'UE". Le modifiche alla Tassonomia dovrebbero applicarsi a partire da gennaio 2024.
Il secondo intervento della Commissione era atteso e, sostanzialmente, molto desiderato: la presentazione di nuove norme per le agenzie di rating ambientale, sociale e di governance (ESG) che rendessero più trasparente il mercato per gli investimenti sostenibili. Chi vuole investire in aziende virtuose trova ancora diverse difficoltà, infatti, quando si tratta di capire quanto concreti sono gli impegni e le iniziative che le aziende descrivono nei loro rapporti di sostenibilità.
La Commissione non arriva a dire che nella gestione dei rating ESG ognuno oggi possa fare un po' quello che vuole, estremizzando, ma sottolinea diplomaticamente che "il mercato del rating ESG manca attualmente di trasparenza". Anche per conflitti di interesse che rendono molte agenzie, di fatto, non indipendenti.
Da qui la necessità di un nuovo regolamento che migliori la situazione. In particolare, le agenzie di rating dovranno essere molto più chiare in merito a come calcolano i loro "voti". La UE ammette che ciascuna agenzia possa usare metodologie proprie e non intende imporne di standardizzate, ma obbligherà le agenzie a rendere pubblici i modelli, le metodologie e i tipi di dati che utilizzano nelle loro valutazioni.
La Commissione propone poi che le agenzie di rating ESG che operano nella UE debbano essere autorizzate e controllate dall'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (European Securities and Markets Authority, ESMA). Queste ed altre proposte saranno presentate al Parlamento europeo e al Consiglio ed è assai probabile che questi non apportino grandi modifiche ai principi espressi dalla Commissione.