Risponde Laura Di Sabantonio, HR Manager di Par-Tec
Autore: Redazione ImpresaCity
In base alla vostra esperienza, quali skill giudicate più importanti per il 2021? Rispetto al precedente scenario nel quale le hard skill - abilità e competenze tecniche tangibili e facilmente quantificabili in un curriculum - erano le più ricercate, ci troviamo di fronte a un contesto molto diverso. Oggi a primeggiare sono le soft skill, capacità che si riferiscono alle attitudini personali e relazionali e che sono sempre più imprescindibili: non solo diventa importante che i valori dell’azienda coincidano con quelli del candidato, ma che il lavoratore sappia destreggiarsi in tale contesto. Saper lavorare in remoto e per obiettivi, interagire con gruppi di lavoro distribuiti, gestire al meglio il proprio tempo e quello degli altri e curare la propria formazione individuale: queste sono diventate le capacità particolarmente richieste in un colloquio di selezione.
Tra le hard skill invece, non possono mancare quelle in ambito sicurezza. I perimetri degli uffici sono sfumati e ogni lavoratore deve sapere come proteggere la propria identità e i dispositivi utilizzati anche al di fuori della sede aziendale. Come è noto, il fattore umano rappresenta una delle vulnerabilità più critiche per le organizzazioni, soprattutto in uno scenario nel quale l’utilizzo di servizi digitali è cresciuto esponenzialmente. Le organizzazioni devono garantire la qualità dei servizi e delle infrastrutture mediante il rafforzamento delle competenze tecniche su temi come continuità operativa, sicurezza delle informazioni, secure coding e security testing. L’obiettivo deve essere la creazione di una cultura interna della sicurezza condivisa in tutta l’organizzazione. Ritenete che le competenze individuate siano più facili da sviluppare internamente o da acquisire all’esterno? Par-Tec nasce come un’azienda nella quale buona parte delle competenze necessarie vengono sviluppate internamente. L’obiettivo è sempre stato fornire tutte le hard skill necessarie a fronteggiare sfide tecnologiche sempre più impegnative e di creare, attraverso le soft skill, team affiatati e modellati sui valori aziendali. Al contempo, introdurre persone con competenze ed esperienza maturate presso altre realtà ci ha permesso di arricchire la “conoscenza organizzativa” e coltivare una sana eterogeneità, che aiuta a mantenere vivi il confronto e la crescita.
Apparentemente può sembrare più semplice acquisire esternamente le hard skill, facilmente verificabili con test di ingresso o mediante l’esibizione di certificazioni tecniche. Non dimentichiamo però che introdurre persone di comprovata capacità non ci esonera dal dotare il neoassunto delle giuste soft skill (o di valorizzare quelle che ha), per indirizzare le sue competenze tecniche all’interno di un contesto organizzativo composto da processi, relazioni, persone e non solo tecnologia. Il mix ideale tra sviluppare internamente competenze e abilità o acquisirle dall’esterno, nasce perciò dalla riflessione su quali siano le qualità irrinunciabili che devono accomunare il personale e quali siano gli strumenti necessari per colmare il gap, in termini sia di hard sia di soft skill.
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