Autore: Barbara Torresani
Roberto Gibellini, Responsabile automazione infrastruttura e PaaS, Cineca ci conduce nel mondo Cineca, realtà che, partita nel 1969 e forte quindi di oltre 50 anni di storia, oggi rappresenta un Consorzio inter-universitario che conta oltre 120 membri compresi due ministeri (Ministero dell’Università e della Ricerca e quello dell’Istruzione), la quasi totalità delle università italiane e una 40ina di enti pubblici italiani come il CNR e l’Enea.Le principali attività del Consorzio sono relative da una parte al Supercalcolo (lo scorso novembre è stato rilasciato il quarto supercomputer più grande al mondo nella classifica dei top 500 supercalcolatori più potenti al mondo, grande motivo di orgoglio per Cineca ma anche per l’Italia). In questo contesto Cineca supporta la ricerca italiana mettendo a disposizione questa enorme potenza di calcolo. Inoltre, Cineca supporta il Mur e tutti gli atenei nello sviluppo di soluzioni applicative software al fine di modernizzare gli aspetti applicativi del Ministero e delle Università.
In specifico, sul palco Gibellini ha raccontato il cammino di Cineca nel cloud. Il Consorzio ha infatti investito in questa direzione; già nel 2019 è stato certificato come Cloud Service Provider dall’Agid.Un fatto importante in quanto da quell’anno la Pubblica Amministrazione può approvvigionarsi di servizi solo attraverso questo circuito e da allora, Cineca conta 40 servizi Saas ed è certificato come CCSP in house. Tutto ciò gli ha permesso di affrontare questo nuovo percorso facendo sintesi dei paradigmi tecnologici standard, quali la fornitura ‘as a service’ – Iaas, Saas e Paas.
In questo cammino Cineca ha fatto una scelta Red Hat: “Una scelta naturale e logica per la forte propensione e l’impegno nell’Open Source del vendor, che è sinonimo di indipendenza e confronto, con la peculiarità però che i suoi servizi sono garantiti e supportati a livello enterprise, caratteristica fondamentale per i Ministeri e la PA”. Oltre a ciò, di fondamentale importanza sono le competenze e conoscenze di Red Hat, ovvero i suoi servizi di consulenza che fungono da acceleratore: “che nel passato ci hanno permesso di colmare il gap interno esistente”.
“L’intento per il prossimo futuro è quello di continuare a percorre insieme questo cammino di crescita e trasformazione al fine di portare valore al cliente, obiettivo comune a entrambe le realtà”, chiosa Gibellini.
Marco Andreini, Responsabile Amministrazione Sistemi e Progetti di Innovazione Tecnologica, Conad Nord Ovest racconta un cammino di digitalizzazione nella GDO, ovvero quello di Conad.
Si tratta di una cooperativa che nel 2021 ha festeggiato 21 anni di attività, composta da cinque realtà che coprono l’intero territorio nazionale: “Nello specifico Conad Nord Ovest conta oltre 600 punti vendita, con oltre 400 soci, una forza lavoro di 18 mila persone e un fatturato 2021 di quasi 4,5 milioni di euro. Con le altre cooperative dal 2019 è leader nazionale nella GDO”, dichiara Andreini.
Partiti con l’obiettivo di volere rendere i propri servizi sempre più reattivi nei confronti del proprio cliente principale, ovvero il socio imprenditore, Conad ha puntato a infrastrutture resilienti in grado di garantire la soddisfazione di tutte le esigenze nel minor tempo e nel miglior modo possibile, garantendo la funzionalità h24x365, fondamentale per i propri magazzini.In questo disegno Conad ha cercato prodotti in grado di rispondere appieno a queste necessità, e Red Hat si è dimostrata una scelta quasi naturale sia perché già presente in Conad con competenze interne e investimenti da consolidare ma soprattutto perché "senza ombra di dubbio rappresenta il leader nella modernizzazione applicativa, soprattutto cloud-ready". Una scelta vincente così come lo è stata quella di Extra Red, un partner eccellente che da subito ha abbracciato a 360 gradi le esigenze di Conad, offrendo supporto h24, affiancamento nell’evoluzione verso applicazioni moderne e nello sviluppo di standard soprattutto in termini di sicurezza IT.
Un progetto che ha vissuto un’accelerazione nell’ultimo anno: “Abbiamo portato tutte le soluzioni di build e deploy delle applicazioni e configurazione dell’infrastruttura, mettendola in sicurezza; abbiamo abbattuto del 700% i tempi di rilascio delle applicazioni".
“Un percorso che non si ferma, ma prosegue con l’idea portare la nostra piattaforma OpenShift anche in cloud, con un approccio soft, utilizzandolo prima nella componente sviluppo e test per poi approcciare la parte di produzione”, afferma Andreini. "Il nostro obiettivo è migliorare il mondo DevOps e adottare tutti i sistemi di automazione per migliorare ulteriormente la nostra efficienza nei confronti del nostro business”.
Anna Sappa, Responsabile Ufficio Architetture e Piattaforme Direzione Organizzazione Digitale, INAIL spiega come si sta muovendo INAIL in uno scenario in cui il rapporto tra PA e cittadino è molto cambiato ed evoluto rispetto al passato grazie alla digitalizzazione. La manager racconta il viaggio verso il cloud e la scelta DevOps, un viaggio fatto non solo di tecnologia.
Sappa descrive il punto in cui oggi INAIL è arrivato nel processo di trasformazione dei propri servizi con un’attenzione all’utilizzo spinto di ciò che la tecnologia offre nella logica di riuscire a offrire ai propri utenti la stessa tipologia di servizi evoluti, performanti e user friendly che il mercato propone loro come consumatori. In questo modo, INAIL si è posto quindi come erogatore di servizi al pari dei partner di mercato.Tre anni fa l’Istituto ha definito una roadmap di adozione del paradigma cloud (con tutti i vincoli e i limiti che ha una PA che tratta data riservati, in particolare quelli medico-sanitari dei pazienti infortunati), partendo da una modello e una logica ‘cloud first’. Ha inoltre deciso di adottare il meglio esistente sul mercato, attraverso un’attenta attività di scouting al fine di creare un ecosistema integrato e al contempo diversificato in termini di tecnologie utilizzate. E, inoltre, ha scelto di adottare DevOps come nuovo modo di lavorare: una metodologia in grado di accorciare le distanze in termini di realizzazione del servizio e di semplificazione della componente gestionale.
Un viaggio metodologico e tecnologico che da una parte ha creato una forte partnership con il mercato grazie alla collaborazione con una pluralità di partner vendor, tra cui spicca Red Hat, facendo coesistere skill diversificati tesi a un obiettivo condiviso e chiaro, e, al contempo, ha rivisto le proprie modalità interne affiancando a un’organizzazione verticale e gerarchica, i team agili, ovvero gruppi di lavoro non finalizzati a una funzionalità organizzativa ma al ‘deliverable’, cioè all’obiettivo. Un esempio attivo di team agile è quello nato su DevOps, un team misto di professionalità dal Dev all’Ops per garantire che gli oggetti creati su questa piattaforma siano governati senza duplicazioni e riutilizzando le blueprint esistenti, procedendo in modo ordinato nello sviluppo del codice, anche grazie al fatto che all'interno è stato sviluppato un proprio tool per combinare i vari componenti tecnologici e garantire a INAIL il pieno controllo dei servizi di business realizzati con questa tecnologia.
Le partnership, che hanno portato contributi diversi maturati in altri contesti italiani, hanno reso possibile realizzare un ‘qualcosa’ orientato alla riusabilità della soluzione. Partendo da esperienze esterne e calandole al proprio interno, infatti, pur trattandosi di un cloud privato ibrido, INAIL ha quindi sviluppato una ‘tool chain’, cioè un insieme di funzionalità per gestire il codice, il software e i servizi per una pluralità di utenti – non solo quelli dell’Istituto, ma anche quelli del Ministero della Salute - creando un qualcosa che, grazie all’apertura resa possibile dai prodotti open source, consente di fare il deployment e governare servizi sia all’interno del proprio data center sia su cloud pubblici.
“In questo modo INAIL sta lavorando a una piattaforma che in futuro potrà essere condivisibile con altri soggetti, per esempio quelli del Polo Strategico in cui confluiscono i servizi di molte PA, proseguendo nel frattempo il processo di modernizzazione relativo al proprio cloud privato al fine disporre di servizi pronti per entrare nell’ecosistema del cloud della PA”, conclude Sappa.
Mario Magarò, Servizio Gestione dell'Infrastruttura IT e Responsabile Gestione Middleware, Istat conduce nel viaggio cloud di Istat, teso a orchestrare in modo fluido i workflow.
“ISTAT come ente innovativo di ricerca che basa il suo ‘core’ e la sua ‘mission’ sulla produzione statistica riconosce nella tecnologia un importante fattore abilitante. Tra i vari piani attuativi, nel 2018 l’Istituto ha avviato il Piano Triennale dell’IT, un cammino di trasformazione tecnologica che punta lontano e si pone molteplici sfide, con obiettivi sfidanti, tra cui quello di dotarsi di un proprio private cloud per predisporre un framework tecnologico per erogare servizi in modalità cloud native – Iaas e Paas – basati anche su tecnologie Red Hat. “Un obiettivo che ci rende protagonisti dal punto di vista di riduzione del time to market, di standardizzazione degli ambienti e di una gestione dei processi calibrata sul paradigma cloud, on prem e hybrid”, spiega Magarò.Un cammino continuo imposto dalla tecnologia, in cui ad oggi le sfide più importanti per Istat sono state quelle di passare da un censimento generale su base decennale a uno continuo su base annua, in cui l‘innovazione tecnologica ha giocato un ruolo centrale; inoltre è stato designato come Ente attuatore del Catalogo Nazionale dei dati e quindi ha predisposto delle infrastrutture cloud per erogare i servizi: “Inizia quindi così il viatico DevSecOps, funzionale a ottimizzare i processi, ridurre i tempi e standardizzare gli ambienti”.
Questo cammino di innovazione Cloud first e API first prosegue per Istat con una focalizzazione su questi paradigmi in modo importante e accelerante, accompagnando anche elementi di data governance e data sovereignty molto importanti per l’Ente.
Domenico D’Amore, Head of Innovation Process, Architectures & Cloud Services, Italgas racconta chi è Bludigit all'interno di Italgas e le sfide che l’hanno spinto a intraprendere il viaggio cloud-native app e DevOps, alla base della trasformazione digitale aziendale, evidenziando alcuni risultati di questo cammino di innovazione e i prossimi step.
“BlueDigit è la società ‘digital’ nata a luglio 2021 all’interno del Gruppo Italgas per valorizzare il grande know-how accumulato nel tempo sulle tecnologie digital realizzando le soluzioni all’interno del gruppo con un obiettivo ambizioso di portarle anche fuori da Italgas a nuovi clienti”, spiega D’Amore.
Le principali sfide di trasformazione digitale affrontate dal Gruppo riguardano prevalentemente la grande mole dati generate e trattate all’interno delle proprie attività e nello svolgimento dei propri processi; per questo Italgas ha deciso di adottare le tecnologie cloud in maniera completa e da lì in poi ha sviluppato tutta una serie di soluzioni innovative, prelevando ‘i mattoncini’ fondamentali dalla piattaforma cloud e combinandoli in modo opportuno.In questo percorso si possono identificare tre tappe fondamentali: l‘implementazione dell’architettura cloud e la migrazione dell’intero parco applicativo; le trasformazioni delle architetture verso microservizi e applicazioni cloud-native; l’implementazione di una piattaforma DevOps per automatizzare l’intera catena di sviluppo al fine di raggiungere anche un obiettivo molto sfidante di rapidità e velocità di implementazione.
“Grazie a questo progetto, Italgas ha ottimizzato di molto lo spending sul cloud; attraverso un business case abbiamo calcolato che l’investimento sostenuto per questa trasformazione si ripaga in meno di due anni, con inoltre la possibilità di scalare verso l’alto e verso il basso le risorse al servizio delle applicazioni a seconda delle necessità e ciò ci consente di sviluppare applicazioni fortemente innovative a supporto dei nostri business all’interno del Gruppo”, chiarisce.
I prossimi passi prevedono di continuare a sviluppare in questa modalità agile molto rapida, di supportare la strategia di internazionalizzazione del Gruppo e di adottare sempre più tecnologie open source all’interno delle proprie architetture, sia per un tema di contenimento costi sia di evoluzione tecnologica che nel mondo open source è tipicamente molto più rapida rispetto a quello tradizionale.