Da sempre, il networking costituisce un elemento fondamentale delle infrastrutture tecnologiche che supportano le operazioni quotidiane. Negli ultimi anni, vi è stata un'accelerazione nell'evoluzione delle reti nelle imprese, guidata da tendenze quali la crescente adozione del cloud, l'esplosione dei dispositivi connessi e la necessità di maggiore agilità e sicurezza. In risposta a queste sfide e opportunità, le aziende specializzate in networking stanno sviluppando servizi e soluzioni innovativi, che vanno oltre la connettività per abbracciare concetti come la virtualizzazione, l'automazione e l'intelligenza artificiale.
I contorni di un fenomeno
I confini del fenomeno sono inquadrati da Daniela Rao, Senior Research and Consulting Director, European Infrastructure and Telecoms di IDC Europe, che fa notare che “per fronteggiare il momento di grande discontinuità che stiamo vivendo sono sempre di più le imprese che fanno affidamento sulla velocità e precisione dello scambio dei dati online per prendere decisioni informate e ottenere risultati di business: le aziende italiane con una LAN/WAN sono circa 700mila, e ogni rete collega in media 8 endpoint o account di rete. Per la gestione, l’integrazione e l’upgrade degli apparati, le aziende spendono complessivamente oltre 700 milioni di euro all’anno, con un aumento del 2% rispetto al 2023”.
Le LAN/WAN delle imprese di oggi devono “supportare il ciclo dei dati e delle informazioni aziendali dalla creazione fino all’utilizzo e alla distribuzione interna e/o esterna all’azienda, con la massima efficienza possibile: consentire ai dati di spostarsi in modo efficiente, economico e sicuro tra propri dipendenti, partner, clienti e asset produttivi diventa un imperativo strategico fondamentale per qualsiasi trasformazione digitale e per affrontare i cambiamenti imposti dalla complessità dell’attuale contesto economico”, fa notare Daniela Rao.
La coesistenza del wireless
Non solo: “nelle imprese iperconnesse e distribuite, la coesistenza e la continuità di reti wireless svolge un ruolo sempre più importante, permettendo a persone e organizzazioni di comunicare e utilizzare applicazioni in uno spazio digitale sempre più ampio, in cui addetti, partner e collaboratori possono svolgere molte attività con maggiore flessibilità ed efficienza”, prosegue IDC, sottolineando che “le imprese italiane con connettività FWA (Fixed Wireless Access) basata su 4G, 5G e anche su precedenti tecnologie trasmissive (WiMax, Hyperlan) cresceranno passando da circa 240mila nel 2024 a oltre 300mila entro il 2028, trainata dalla diffusione delle offerte da parte di diversi operatori per raggiungere le tante piccole imprese localizzate nelle aree suburbane o rurali non capillarmente coperte dalle reti fisse in fibra ultra-broadband”.
Va anche osservato che “già da qualche anno il WiFi ha cambiato l’infrastruttura delle LAN/WAN, le modalità di accesso alla rete aziendale lo svolgimento dei processi produttivi, in gran parte delle aziende italiane: lo standard IEEE 802.11ac, nei cinque-sei anni scorsi diventata la modalità di cablaggio delle reti più diffusa nelle aziende e nelle case italiane, ha dato inizio insieme agli smartphone e ai tablet al percorso di ‘liberazione’ dai vincoli fisici di cavi, device e localizzazione, che è destinato a proseguire permettendo a persone, macchine e sensori di essere sempre connessi, indipendentemente dal device utilizzato e dal punto di accesso”, fa notare IDC.
Di più: “dal 2022, la diffusione dei sistemi WiFi 6 sta sostenendo la domanda delle aziende italiane di ubiquità della connettività a banda larga delle persone e dei sempre più numerosi oggetti collegati alle reti, con una minore latenza di trasmissione dei dati e una maggiore estensione della copertura e capacità di trasmissione negli ambienti congestionati e in situazioni dove molti utenti di passaggio accedono alla stessa rete”, sottolinea Daniela Rao.
Verso nuovi standard
Mentre per PMI, esercizi commerciali e strutture ricettive, “l’adozione del Wi-Fi 6 si rivela un passaggio relativamente semplice, in quanto guidato dai vendor, system integrator e operatori che gestiscono le reti, e fondamentale per mantenere il contatto con i clienti iperconnessi, sviluppare nuovi canali di interazione e offrire una customer experience di qualità, nelle imprese distribuite e più grandi integrazione, continuità e sicurezza rappresentano le sfide più critiche da superare”, avverte IDC, spiegando che “qui l’esigenza di supportare applicazioni ‘time-sensitive’ di grande diffusione, sarà determinante nella scelta delle soluzioni di rete in grado di supportare videocomunicazione, applicazioni di formazione a distanza, videosorveglianza, monitoraggio impianti e localizzazione di utenti in spazi aziendali sempre più ampi”.
Le reti mobili private
Ecco perché, spiega IDC, “nel breve termine, il WiFi sarà lo standard trasmissivo dominante che solo poche e grandi organizzazioni pubbliche e private che hanno infrastrutture produttive e mezzi in movimento distribuiti su vaste aree territoriali lavoreranno all’implementazioni di Mobile Private Network (MPN) 4G/5G”. In Italia la spesa per lo sviluppo delle MPN 4G/5G è pari a circa 40 milioni di euro, investiti da meno di un centinaio di grandi imprese che hanno avviato progetti per connettere, oggetti oltre alle persone, con un’altissima ampiezza di banda, bassissima latenza e grande capillarità.
Per questo, entro il 2028 “la spesa per le MPN 4/5G è prevista crescere velocemente sino a 150 milioni di euro, ma queste reti rappresenteranno ancora un mercato di nicchia, popolato solo dalle più grandi organizzazioni distribuite su vaste aree territoriali. Inoltre, nei prossimi cinque anni, la connettività della maggior parte dei grandi progetti IoT sarà ancora supportata dalle reti basate sulle tecnologie mobili NB-IoT e LTE-M, delle precedenti generazioni mobili, e dalle reti LPWAN su spettro non licenziato”, spiega IDC.
C’è però un ma, avverte IDC: “in Italia la velocità di concretizzazione degli sviluppi delle MPN 4/5G dovrà fare i conti con aspetti quali “l’effettiva realizzazione delle reti ultra-broadband fisse e mobili, come la connettività a 1 Gigabit a tutte le famiglie italiane e 5G al 99% della popolazione entro il 2026, previste a livello istituzionale e dal Pnrr; la complessa struttura dell’industria delle telecomunicazioni, dove competizione sui prezzi e necessità di nuovi investimenti per il potenziamento delle reti mettono sotto pressione gli Operatori; e infine il quadro regolamentare della gestione dello spettro dedicato Mobile Private Network 4/5G che sarà ancora in discussione a livello istituzionale in Europa”.
Le reti aziendali del futuro
Le reti aziendali del futuro “si presenteranno come infrastrutture connesse, basate su insieme organizzato di soluzioni di trasporto dei dati, in grado di tenere conto delle esigenze e delle aspettative degli utenti della rete”, spiega Daniela Rao, sottolineando che “coesistenza e convergenza di infrastrutture eterogenee, insieme a soluzioni di networking più intelligenti e adattive guideranno l’evoluzione”.
Nel dettaglio, secondo IDC, le nuove reti aziendali “utilizzeranno mezzi diversi di trasmissivi in relazione all’esigenza di collegarsi a datacenter, cloud pubblici, edge cloud, dispositivi e applicazioni; sfrutteranno strumenti di Intelligenza artificiale per mappare i processi aziendali critici in relazione alle esigenze operative del business e mantenere alto il livello di sicurezza; e infine integreranno soluzioni diverse per estendersi verso l’esterno e verso una miriade di dispositivi che devono connettersi e collaborare”.
In sintesi, “man mano che si decentrerà la forza lavoro e che le applicazioni si sposteranno nel cloud, edge, cloud e data center formeranno un ‘continuum’ basato sulla convergenza di infrastrutture eterogenee che si estende dal cloud ai dispositivi mobili, su cui diventa possibile costruire e distribuire nuove applicazioni ‘time-sensitive’. È con questa visione strategica che i CIO italiani stanno adottando soluzioni basate su modelli ibridi dove le nuove tecnologie wireless potenziano le reti fisse e mobili di tipo legacy su cui le aziende hanno investito da anni, iniziando a ‘liberare dai cavi’ persone, macchine e ambienti fisici e aprendo la strada agli oggetti fisici connessi in grado dialogare con gli umani”, conclude Daniela Rao.
Nelle pagine di questo Speciale, le risposte alle nostre due domande:
1 - Quali sono le principali tendenze in atto nell'evoluzione delle reti aziendali e come stanno influenzando lo sviluppo di prodotti e servizi?
2 - Quali possono essere gli approcci efficaci per supportare le esigenze emergenti nel networking, anche ai fini di una maggior efficienza e sicurezza delle infrastrutture di rete?
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Da sempre, il networking costituisce un elemento fondamentale delle infrastrutture tecnologiche che supportano le operazioni quotidiane. Negli ultimi anni, vi è stata un'accelerazione nell'evoluzione delle reti nelle imprese, guidata da tendenze quali la crescente adozione del cloud, l'esplosione dei dispositivi connessi e la necessità di maggiore agilità e sicurezza. In risposta a queste sfide e opportunità, le aziende specializzate in networking stanno sviluppando servizi e soluzioni innovativi, che vanno oltre la connettività per abbracciare concetti come la virtualizzazione, l'automazione e l'intelligenza artificiale.
I contorni di un fenomeno
I confini del fenomeno sono inquadrati da Daniela Rao, Senior Research and Consulting Director, European Infrastructure and Telecoms di IDC Europe, che fa notare che “per fronteggiare il momento di grande discontinuità che stiamo vivendo sono sempre di più le imprese che fanno affidamento sulla velocità e precisione dello scambio dei dati online per prendere decisioni informate e ottenere risultati di business: le aziende italiane con una LAN/WAN sono circa 700mila, e ogni rete collega in media 8 endpoint o account di rete. Per la gestione, l’integrazione e l’upgrade degli apparati, le aziende spendono complessivamente oltre 700 milioni di euro all’anno, con un aumento del 2% rispetto al 2023”.
Le LAN/WAN delle imprese di oggi devono “supportare il ciclo dei dati e delle informazioni aziendali dalla creazione fino all’utilizzo e alla distribuzione interna e/o esterna all’azienda, con la massima efficienza possibile: consentire ai dati di spostarsi in modo efficiente, economico e sicuro tra propri dipendenti, partner, clienti e asset produttivi diventa un imperativo strategico fondamentale per qualsiasi trasformazione digitale e per affrontare i cambiamenti imposti dalla complessità dell’attuale contesto economico”, fa notare Daniela Rao.
La coesistenza del wireless
Non solo: “nelle imprese iperconnesse e distribuite, la coesistenza e la continuità di reti wireless svolge un ruolo sempre più importante, permettendo a persone e organizzazioni di comunicare e utilizzare applicazioni in uno spazio digitale sempre più ampio, in cui addetti, partner e collaboratori possono svolgere molte attività con maggiore flessibilità ed efficienza”, prosegue IDC, sottolineando che “le imprese italiane con connettività FWA (Fixed Wireless Access) basata su 4G, 5G e anche su precedenti tecnologie trasmissive (WiMax, Hyperlan) cresceranno passando da circa 240mila nel 2024 a oltre 300mila entro il 2028, trainata dalla diffusione delle offerte da parte di diversi operatori per raggiungere le tante piccole imprese localizzate nelle aree suburbane o rurali non capillarmente coperte dalle reti fisse in fibra ultra-broadband”.
Va anche osservato che “già da qualche anno il WiFi ha cambiato l’infrastruttura delle LAN/WAN, le modalità di accesso alla rete aziendale lo svolgimento dei processi produttivi, in gran parte delle aziende italiane: lo standard IEEE 802.11ac, nei cinque-sei anni scorsi diventata la modalità di cablaggio delle reti più diffusa nelle aziende e nelle case italiane, ha dato inizio insieme agli smartphone e ai tablet al percorso di ‘liberazione’ dai vincoli fisici di cavi, device e localizzazione, che è destinato a proseguire permettendo a persone, macchine e sensori di essere sempre connessi, indipendentemente dal device utilizzato e dal punto di accesso”, fa notare IDC.
Di più: “dal 2022, la diffusione dei sistemi WiFi 6 sta sostenendo la domanda delle aziende italiane di ubiquità della connettività a banda larga delle persone e dei sempre più numerosi oggetti collegati alle reti, con una minore latenza di trasmissione dei dati e una maggiore estensione della copertura e capacità di trasmissione negli ambienti congestionati e in situazioni dove molti utenti di passaggio accedono alla stessa rete”, sottolinea Daniela Rao.
Verso nuovi standard
Mentre per PMI, esercizi commerciali e strutture ricettive, “l’adozione del Wi-Fi 6 si rivela un passaggio relativamente semplice, in quanto guidato dai vendor, system integrator e operatori che gestiscono le reti, e fondamentale per mantenere il contatto con i clienti iperconnessi, sviluppare nuovi canali di interazione e offrire una customer experience di qualità, nelle imprese distribuite e più grandi integrazione, continuità e sicurezza rappresentano le sfide più critiche da superare”, avverte IDC, spiegando che “qui l’esigenza di supportare applicazioni ‘time-sensitive’ di grande diffusione, sarà determinante nella scelta delle soluzioni di rete in grado di supportare videocomunicazione, applicazioni di formazione a distanza, videosorveglianza, monitoraggio impianti e localizzazione di utenti in spazi aziendali sempre più ampi”.
Le reti mobili private
Ecco perché, spiega IDC, “nel breve termine, il WiFi sarà lo standard trasmissivo dominante che solo poche e grandi organizzazioni pubbliche e private che hanno infrastrutture produttive e mezzi in movimento distribuiti su vaste aree territoriali lavoreranno all’implementazioni di Mobile Private Network (MPN) 4G/5G”. In Italia la spesa per lo sviluppo delle MPN 4G/5G è pari a circa 40 milioni di euro, investiti da meno di un centinaio di grandi imprese che hanno avviato progetti per connettere, oggetti oltre alle persone, con un’altissima ampiezza di banda, bassissima latenza e grande capillarità.
Per questo, entro il 2028 “la spesa per le MPN 4/5G è prevista crescere velocemente sino a 150 milioni di euro, ma queste reti rappresenteranno ancora un mercato di nicchia, popolato solo dalle più grandi organizzazioni distribuite su vaste aree territoriali. Inoltre, nei prossimi cinque anni, la connettività della maggior parte dei grandi progetti IoT sarà ancora supportata dalle reti basate sulle tecnologie mobili NB-IoT e LTE-M, delle precedenti generazioni mobili, e dalle reti LPWAN su spettro non licenziato”, spiega IDC.
C’è però un ma, avverte IDC: “in Italia la velocità di concretizzazione degli sviluppi delle MPN 4/5G dovrà fare i conti con aspetti quali “l’effettiva realizzazione delle reti ultra-broadband fisse e mobili, come la connettività a 1 Gigabit a tutte le famiglie italiane e 5G al 99% della popolazione entro il 2026, previste a livello istituzionale e dal Pnrr; la complessa struttura dell’industria delle telecomunicazioni, dove competizione sui prezzi e necessità di nuovi investimenti per il potenziamento delle reti mettono sotto pressione gli Operatori; e infine il quadro regolamentare della gestione dello spettro dedicato Mobile Private Network 4/5G che sarà ancora in discussione a livello istituzionale in Europa”.
Le reti aziendali del futuro
Le reti aziendali del futuro “si presenteranno come infrastrutture connesse, basate su insieme organizzato di soluzioni di trasporto dei dati, in grado di tenere conto delle esigenze e delle aspettative degli utenti della rete”, spiega Daniela Rao, sottolineando che “coesistenza e convergenza di infrastrutture eterogenee, insieme a soluzioni di networking più intelligenti e adattive guideranno l’evoluzione”.
Nel dettaglio, secondo IDC, le nuove reti aziendali “utilizzeranno mezzi diversi di trasmissivi in relazione all’esigenza di collegarsi a datacenter, cloud pubblici, edge cloud, dispositivi e applicazioni; sfrutteranno strumenti di Intelligenza artificiale per mappare i processi aziendali critici in relazione alle esigenze operative del business e mantenere alto il livello di sicurezza; e infine integreranno soluzioni diverse per estendersi verso l’esterno e verso una miriade di dispositivi che devono connettersi e collaborare”.
In sintesi, “man mano che si decentrerà la forza lavoro e che le applicazioni si sposteranno nel cloud, edge, cloud e data center formeranno un ‘continuum’ basato sulla convergenza di infrastrutture eterogenee che si estende dal cloud ai dispositivi mobili, su cui diventa possibile costruire e distribuire nuove applicazioni ‘time-sensitive’. È con questa visione strategica che i CIO italiani stanno adottando soluzioni basate su modelli ibridi dove le nuove tecnologie wireless potenziano le reti fisse e mobili di tipo legacy su cui le aziende hanno investito da anni, iniziando a ‘liberare dai cavi’ persone, macchine e ambienti fisici e aprendo la strada agli oggetti fisici connessi in grado dialogare con gli umani”, conclude Daniela Rao.
Nelle pagine di questo Speciale, le risposte alle nostre due domande:
1 - Quali sono le principali tendenze in atto nell'evoluzione delle reti aziendali e come stanno influenzando lo sviluppo di prodotti e servizi?
2 - Quali possono essere gli approcci efficaci per supportare le esigenze emergenti nel networking, anche ai fini di una maggior efficienza e sicurezza delle infrastrutture di rete?
Da sempre, il networking costituisce un elemento fondamentale delle infrastrutture tecnologiche che supportano le operazioni quotidiane. Negli ultimi anni, vi è stata un'accelerazione nell'evoluzione delle reti nelle imprese, guidata da tendenze quali la crescente adozione del cloud, l'esplosione dei dispositivi connessi e la necessità di maggiore agilità e sicurezza. In risposta a queste sfide e opportunità, le aziende specializzate in networking stanno sviluppando servizi e soluzioni innovativi, che vanno oltre la connettività per abbracciare concetti come la virtualizzazione, l'automazione e l'intelligenza artificiale.
I contorni di un fenomeno
I confini del fenomeno sono inquadrati da Daniela Rao, Senior Research and Consulting Director, European Infrastructure and Telecoms di IDC Europe, che fa notare che “per fronteggiare il momento di grande discontinuità che stiamo vivendo sono sempre di più le imprese che fanno affidamento sulla velocità e precisione dello scambio dei dati online per prendere decisioni informate e ottenere risultati di business: le aziende italiane con una LAN/WAN sono circa 700mila, e ogni rete collega in media 8 endpoint o account di rete. Per la gestione, l’integrazione e l’upgrade degli apparati, le aziende spendono complessivamente oltre 700 milioni di euro all’anno, con un aumento del 2% rispetto al 2023”.
Le LAN/WAN delle imprese di oggi devono “supportare il ciclo dei dati e delle informazioni aziendali dalla creazione fino all’utilizzo e alla distribuzione interna e/o esterna all’azienda, con la massima efficienza possibile: consentire ai dati di spostarsi in modo efficiente, economico e sicuro tra propri dipendenti, partner, clienti e asset produttivi diventa un imperativo strategico fondamentale per qualsiasi trasformazione digitale e per affrontare i cambiamenti imposti dalla complessità dell’attuale contesto economico”, fa notare Daniela Rao.
La coesistenza del wireless
Non solo: “nelle imprese iperconnesse e distribuite, la coesistenza e la continuità di reti wireless svolge un ruolo sempre più importante, permettendo a persone e organizzazioni di comunicare e utilizzare applicazioni in uno spazio digitale sempre più ampio, in cui addetti, partner e collaboratori possono svolgere molte attività con maggiore flessibilità ed efficienza”, prosegue IDC, sottolineando che “le imprese italiane con connettività FWA (Fixed Wireless Access) basata su 4G, 5G e anche su precedenti tecnologie trasmissive (WiMax, Hyperlan) cresceranno passando da circa 240mila nel 2024 a oltre 300mila entro il 2028, trainata dalla diffusione delle offerte da parte di diversi operatori per raggiungere le tante piccole imprese localizzate nelle aree suburbane o rurali non capillarmente coperte dalle reti fisse in fibra ultra-broadband”.
Va anche osservato che “già da qualche anno il WiFi ha cambiato l’infrastruttura delle LAN/WAN, le modalità di accesso alla rete aziendale lo svolgimento dei processi produttivi, in gran parte delle aziende italiane: lo standard IEEE 802.11ac, nei cinque-sei anni scorsi diventata la modalità di cablaggio delle reti più diffusa nelle aziende e nelle case italiane, ha dato inizio insieme agli smartphone e ai tablet al percorso di ‘liberazione’ dai vincoli fisici di cavi, device e localizzazione, che è destinato a proseguire permettendo a persone, macchine e sensori di essere sempre connessi, indipendentemente dal device utilizzato e dal punto di accesso”, fa notare IDC.
Di più: “dal 2022, la diffusione dei sistemi WiFi 6 sta sostenendo la domanda delle aziende italiane di ubiquità della connettività a banda larga delle persone e dei sempre più numerosi oggetti collegati alle reti, con una minore latenza di trasmissione dei dati e una maggiore estensione della copertura e capacità di trasmissione negli ambienti congestionati e in situazioni dove molti utenti di passaggio accedono alla stessa rete”, sottolinea Daniela Rao.
Verso nuovi standard
Mentre per PMI, esercizi commerciali e strutture ricettive, “l’adozione del Wi-Fi 6 si rivela un passaggio relativamente semplice, in quanto guidato dai vendor, system integrator e operatori che gestiscono le reti, e fondamentale per mantenere il contatto con i clienti iperconnessi, sviluppare nuovi canali di interazione e offrire una customer experience di qualità, nelle imprese distribuite e più grandi integrazione, continuità e sicurezza rappresentano le sfide più critiche da superare”, avverte IDC, spiegando che “qui l’esigenza di supportare applicazioni ‘time-sensitive’ di grande diffusione, sarà determinante nella scelta delle soluzioni di rete in grado di supportare videocomunicazione, applicazioni di formazione a distanza, videosorveglianza, monitoraggio impianti e localizzazione di utenti in spazi aziendali sempre più ampi”.
Le reti mobili private
Ecco perché, spiega IDC, “nel breve termine, il WiFi sarà lo standard trasmissivo dominante che solo poche e grandi organizzazioni pubbliche e private che hanno infrastrutture produttive e mezzi in movimento distribuiti su vaste aree territoriali lavoreranno all’implementazioni di Mobile Private Network (MPN) 4G/5G”. In Italia la spesa per lo sviluppo delle MPN 4G/5G è pari a circa 40 milioni di euro, investiti da meno di un centinaio di grandi imprese che hanno avviato progetti per connettere, oggetti oltre alle persone, con un’altissima ampiezza di banda, bassissima latenza e grande capillarità.
Per questo, entro il 2028 “la spesa per le MPN 4/5G è prevista crescere velocemente sino a 150 milioni di euro, ma queste reti rappresenteranno ancora un mercato di nicchia, popolato solo dalle più grandi organizzazioni distribuite su vaste aree territoriali. Inoltre, nei prossimi cinque anni, la connettività della maggior parte dei grandi progetti IoT sarà ancora supportata dalle reti basate sulle tecnologie mobili NB-IoT e LTE-M, delle precedenti generazioni mobili, e dalle reti LPWAN su spettro non licenziato”, spiega IDC.
C’è però un ma, avverte IDC: “in Italia la velocità di concretizzazione degli sviluppi delle MPN 4/5G dovrà fare i conti con aspetti quali “l’effettiva realizzazione delle reti ultra-broadband fisse e mobili, come la connettività a 1 Gigabit a tutte le famiglie italiane e 5G al 99% della popolazione entro il 2026, previste a livello istituzionale e dal Pnrr; la complessa struttura dell’industria delle telecomunicazioni, dove competizione sui prezzi e necessità di nuovi investimenti per il potenziamento delle reti mettono sotto pressione gli Operatori; e infine il quadro regolamentare della gestione dello spettro dedicato Mobile Private Network 4/5G che sarà ancora in discussione a livello istituzionale in Europa”.
Le reti aziendali del futuro
Le reti aziendali del futuro “si presenteranno come infrastrutture connesse, basate su insieme organizzato di soluzioni di trasporto dei dati, in grado di tenere conto delle esigenze e delle aspettative degli utenti della rete”, spiega Daniela Rao, sottolineando che “coesistenza e convergenza di infrastrutture eterogenee, insieme a soluzioni di networking più intelligenti e adattive guideranno l’evoluzione”.
Nel dettaglio, secondo IDC, le nuove reti aziendali “utilizzeranno mezzi diversi di trasmissivi in relazione all’esigenza di collegarsi a datacenter, cloud pubblici, edge cloud, dispositivi e applicazioni; sfrutteranno strumenti di Intelligenza artificiale per mappare i processi aziendali critici in relazione alle esigenze operative del business e mantenere alto il livello di sicurezza; e infine integreranno soluzioni diverse per estendersi verso l’esterno e verso una miriade di dispositivi che devono connettersi e collaborare”.
In sintesi, “man mano che si decentrerà la forza lavoro e che le applicazioni si sposteranno nel cloud, edge, cloud e data center formeranno un ‘continuum’ basato sulla convergenza di infrastrutture eterogenee che si estende dal cloud ai dispositivi mobili, su cui diventa possibile costruire e distribuire nuove applicazioni ‘time-sensitive’. È con questa visione strategica che i CIO italiani stanno adottando soluzioni basate su modelli ibridi dove le nuove tecnologie wireless potenziano le reti fisse e mobili di tipo legacy su cui le aziende hanno investito da anni, iniziando a ‘liberare dai cavi’ persone, macchine e ambienti fisici e aprendo la strada agli oggetti fisici connessi in grado dialogare con gli umani”, conclude Daniela Rao.
Nelle pagine di questo Speciale, le risposte alle nostre due domande:
1 - Quali sono le principali tendenze in atto nell'evoluzione delle reti aziendali e come stanno influenzando lo sviluppo di prodotti e servizi?
2 - Quali possono essere gli approcci efficaci per supportare le esigenze emergenti nel networking, anche ai fini di una maggior efficienza e sicurezza delle infrastrutture di rete?