Autore: Barbara Torresani
Ogni anno puntuale come sempre, l’innovazione fa tappa qui, a Red Hat Summit Connect. Un appuntamento obbligato per chi vuole essere parte del progresso moderno: un’innovazione tecnologica capace di abilitare percorsi di business mission critical delle organizzazioni alle prese con un mondo in forte trasformazione.
Una piazza viva, brulicante di persone: quest’anno oltre 4 mila nelle due tappe italiane – Roma e Milano –; una platea desiderosa di comprendere l’evoluzione della strategia aziendale, le novità tecnologiche e gli usi case in cui queste vengono applicate, aderendo alle necessità di business. Un format più che collaudato, in cui la sessione plenaria mattutina, che dà voce ai manager Red Hat – locali e globali – e a clienti di rilievo, si completa con le sessioni parallele pomeridiane in cui redhater, clienti e partner raccontano le tecnologie e la loro applicazione fattuale in differenti ambiti e settori merceologici. Ma anche sessioni di approfondimento delle novità di offerta aziendale e un’ampia area espositiva in cui poter incontrare i partner tecnologici sponsor per confrontarsi e ‘vivere’ le novità tecnologiche.
Rodolfo Falcone, Country Manager di Red Hat ItaliaAd aprire gli interventi della kermesse c’è, come di consueto, Rodolfo Falcone, Country Manager di Red Hat Italia, capace di attirare da subito la platea: “La vista da questo palco è fantastica. L’IT italiana è qui con noi e voi siete parte di questo fenomeno. Un evento dalla grande portata: 51 partner sponsor, 2 silent theater, 36 speech in sei sessioni parallele e 11 speech nella sessione plenaria. Un evento denso di contenuti, in cui le aziende clienti sono protagoniste; raccontano la loro esperienza con Red Hat nella loro trasformazione digitale. Perché è proprio questo che oggi fa Red Hat: aiutare le aziende a trasformarsi, ad andare in cloud, a diventare più competitive e più efficienti in un mondo sempre più complesso in cui le sfide da superare diventano sempre più difficili”.
Il ruolo giocato oggi dal vendor, come sottolinea appunto Falcone, è quello di un ‘trusted advisor’ capace di guidare le organizzazioni in uno scenario in cui il mercato digitale italiano cresce a ritmi interessanti, molto più del PIL. Se il PIL nazionale infatti va lento, il digitale corre veloce con una crescita stimata del 3,3% nel 2024 e del 4,1% nel 2025 (Banca D'Italia e NetConsulting Cube, aprile 2024).Uno scenario digitale pervasivo con cui tutti devono confrontarsi: aziende pubbliche e private, grandi e piccole, di tutti i settori merceologici. Nessuno può starne fuori. A correre e accelerare sono, ancora una volta, il mondo bancario e il settore manifatturiero, ma anche la pubblica amministrazione tiene il passo – sanità, educational e pac, a volte accelerando: “Una grande motivo di orgoglio per Red Hat; basti dire che gran parte del nostro fatturato deriva propria dalla parte governativa. E l'Italia sta investendo molto nella digitalizzazione e informatizzazione di quest’ambito. Abbiamo attivi investimenti almeno per i prossimi 3-5 anni”, sottolinea Falcone.
Inevitabile guardare con il Country Manager ai temi tecnologici più strategici: il cloud computing, che per Red Hat si traduce nel modello Open Hybrid Cloud e, ovviamente, l’Intelligenza Artificiale, verso cui Red Hat si orienta, inserendola nella propria offerta e guardando ad aziende del settore che la propongono. Da leggersi in questo senso la recente acquisizione di Neural Magic all’avanguardia nel software e negli algoritmi che accelerano i carichi di lavoro di inferenza dell’AI generativa: “Molte organizzazioni stanno iniziando ad avvicinarsi all’Artificial intelligence, ma metterla in piedi non è una cosa semplice. Permetterà alle aziende di alleggerirsi da lavori routinari e ripetitivi per concentrarsi sul valore; a patto di saperla utilizzare bene. Per questo Red Hat e i suoi partner sono pronti ad affiancare i clienti nel processo di adozione e nell’utilizzo corretto dell’AI”, chiarisce.In relazione al cloud, afferma Falcone: “La “nuvola” è ormai pervasiva nelle grandi imprese, dove oltre la metà delle applicazioni aziendali (51%) - oggi risiede nel cloud. Tuttavia, le sfide principali per una reale trasformazione delle modalità con cui le aziende fruiscono la tecnologia non sono certo terminate. E il futuro non è full cloud; il full cloud non esiste più. Il modello che sta avendo la meglio è l’open hybrid cloud, quello proposto da Red Hat che consente alle aziende di decidere dove far risiedere i propri dati sensibili, così come workflow e applicazioni: on premises o in cloud, a seconda delle proprie necessità e del proprio business”.
Per concludere così: ”AI/machine learning, modernizzazione applicativa/virtualizzazione e IT automation rappresentano i paradigmi principali che ci accompagneranno per i prossimi cinque anni”.
La visione di Red Hat per l'AI e l'Open Source
A spiegare e approfondire la vision del vendor sul palco vi sono rispettivamente a Roma, Hans Roth, Senior VP & GM, Europe, Middle East and Africa e a Milano, Ashesh Badani, Senior Vice President and Chief Product Officer, Red Hat, affiancati da Giorgio Galli, Sr Manager Tech Sales e da profili di Specialist Solution Architect della filiale italiana.
Secondo Badani e Roth, la tecnologia Red Hat è pervasiva, utilizzata in tutto il mondo in molteplici settori: molte dei processi business critical di ogni giorno avvengono infatti grazie al modo in cui ognuno utilizza le tecnologie e le soluzioni Red Hat. Milioni di transazioni di carte di credito e transazioni finanziarie sicure, milioni di chiamate e messaggi cellulari 5G, aerei e treni che arrivano in orario in tutto il mondo; governi che forniscono servizi critici ai loro cittadini; progressi nell'assistenza sanitaria e la fornitura di cure salvavita per le malattie; una guida automobilistica più sicura. Sono solo alcuni esempi: “La profondità e l'ampiezza del nostro impatto sono trasversali ai settori e alle aree geografiche”, dicono.
Red Hat in collaborazione con i suoi partner è impegnata nel creare un enorme valore per le aziende: “una base per sfruttare più cloud, in grado di consentire ai team tecnologici di adottare tecnologie moderne e di adattarsi rapidamente alle nuove esigenze aziendali; integrando la sicurezza nelle piattaforme e nei processi, in modo da essere pronti ad affrontare le minacce”, affermano i manager.
Come può Red Hat continuare ad aiutare le organizzazioni a risolvere le sfide legate alle operazioni IT? In che modo guiderà le aziende a realizzare i propri disegni innovativi nel futuro?Le sfide odierne a cui devono rispondere le organizzazioni si fanno infatti più complesse: “Le applicazioni sono presenti in più cloud, da quello privato a quello pubblico, fino all'edge. Le applicazioni, indipendentemente dal luogo in cui vengono distribuite, devono disporre di un'infrastruttura sicura e automatizzata. Le aziende richiedono un'ampia gamma di applicazioni, dal bare metal alle macchine virtuali, dai container all'intelligenza artificiale. E i team migliori sono quelli che lavorano insieme, con strumenti che li aiutano a collaborare”.
“La risposta messa in campo da Red Hat risiede in una proposta infrastrutturale di Open Hybrid Cloud, che combina tutti questi elementi: tecnologie affidabili, soluzioni complete. operazioni coerenti”, sostengono Badani e Roth.
Nell'ultimo anno il vendor, come spiegano i top manager, ha ampliato ed evoluto il cloud ibrido aperto in una serie di aree critiche, abilitando l'intelligenza artificiale in tutto il proprio portafoglio, portando l'automazione in funzioni mission-critical, semplificando la produttività degli sviluppatori, fornendo al contempo le protezioni per la sicurezza, fino ad ampliare l’offerta di servizi edge, dalle telecomunicazioni al commercio al dettaglio, dal settore manifatturiero a quello automobilistico.L’Open Source incontra l’AI
Inevitabile, tornare all’AI, spesso al centro di molte conversazioni: “Come Red Hat crediamo fermamente che l'open source giocherà un ruolo significativo nel futuro dell'AI. L’AI non è un evento isolato, ma bensì l'evoluzione di molti progressi che l'hanno preceduta: Red Hat ha svolto un ruolo importante nel plasmare ognuna di queste epoche: quella del Data Center, quella del Cloud e, ora, quella dell’AI, in cui l’Open Source, così come proposto da Red Hat giocherà un ruolo fondamentale per l’AI, nelle implementazioni multi-cloud e nell'adattabilità agli ambienti edge, potendo contare su solide partnership con l'ecosistema e sulla capacità di integrare più sistemi per fornire soluzioni uniche per le esigenze complesse dei clienti. Siamo convinti che i modelli di IA più validi saranno open source”. Proseguendo: “Siamo all'inizio dell'era dell'intelligenza artificiale generativa. Ognuno dei nostri clienti sta formulando una strategia di IA. Ogni azienda sta cercando di capire come abilitare queste capacità per migliorare il proprio business e ciò che stiamo facendo in Red Hat è fondamentale per aiutare le aziende a raggiungere i loro obiettivi”.Badani sottolinea che negli ultimi due anni, IBM Research ha realizzato una serie di LLM molto validi, con il nome di Granite. E durante il Red Hat Summit dello scorso maggio, Red Hat e IBM Research hanno reso disponibili alcuni di questi LLM Granite, disponibili su GitHub e Hugging Face, in cui i modelli sono open così come le fonti dati. Si tratta di modelli molto validi: "Come Red Hat abbiamo fatto un ulteriore passo avanti, rilasciando qualcosa che ha la capacità di migliorare significativamente l'economia dell'uso degli LLM AI e di cambiare davvero le carte in tavola, consentendo alle aziende di addestrare in modo sicuro i modelli con i propri dati e di eseguirli nei propri ambienti privati. L’idea è di proporre modelli di intelligenza artificiale più piccoli, più economici e ideali per differenti tipologie di aziende".
In questa direzione va anche lo sviluppo di InstructLab, reso disponibile da Red Hat e IBM Research, un framework per ‘addestrare’ i LLM utilizzando dati e informazioni delle aziende stesse: “Con InstructLab, Red Hat consente alle aziende di avere la propria AI, gestibile come preferisce, secondo le sue esigenze e modalità: un punto di partenza molto potente per costruire modelli di IA open source che possono essere personalizzati per ciascuna azienda. Strumenti che consentono a chiunque di contribuire ai modelli, a costi molto più bassi, con la possibilità di eseguire i modelli ovunque”.Un’offerta a prova di AI e di futuro
In questo senso Red Hat lavora a piattaforme di AI in grado di aiutare i team a scalare l'IA in tutta l'azienda. Ed è per questo che sta portando l’AI in tutto il suo portafoglio di offerta, lavorando molto sulla semplicità d’uso e su strumenti di IA per aiutare gli sviluppatori a essere più produttivi nell'integrazione dell'IA nelle loro applicazioni.
Nello specifico per i clienti che puntano a utilizzare i modelli GenAI, il vendor ha annunciatp RHEL AI, che integra Granite LLM, InstructLab e un'immagine RHEL ottimizzata per l'AI. RHEL AI può essere eseguito sul server locale per avviare i team con i modelli di AI e le applicazioni aziendali: il sistema supporta l'hardware di accelerazione di NVIDIA, Intel e AMD. Sarà inoltre disponibile presso i partner server Dell, Lenovo e Supermicro. “In definitiva, RHEL AI può essere eseguito ovunque. Ciò significa che è possibile addestrare i propri modelli, con i propri dati, nei propri data center o nel cloud”.
Una volta che i team iniziano a distribuire più applicazioni abilitate all'AI, il modo migliore per scalare i team di Data Science, AppDev e MLOps è rappresentato da Red Hat OpenShift AI, che può essere utilizzato sia per i casi d'uso di GenAI che di Predictive AI, supportando sia i modelli Red Hat Granite che un approccio “Bring-Your-Own-Model”. OpenShift AI – che ha incluso al proprio interno RHEL AI - si basa sull'uso diffuso di OpenShift per fornire una piattaforma affidabile, una scelta di modelli e hardware AI e operazioni coerenti in qualsiasi ambiente cloud. Inoltre, OpenShift AI offre una piattaforma MLOps che consente di accelerare la messa in produzione di applicazioni e modelli AI.Per costruire piattaforme e infrastrutture AI mission critical è inoltre necessario dotarsi di funzionalità di automazione, per governare eventi e insight. Ed ecco entrare in gioco Red Hat Ansible, che agisce su questi, garantendo risparmi significativi, liberando altresì risorse per gli investimenti nell'IA.
E ancora: lo scorso anno il vendor ha annunciato Ansible Lightspeed con watsonx Code Assistant per semplificare la gestione dell'automazione di Ansible nell’ ambiente IT. Quest'anno le funzionalità di Lightspeed sono state estese a OpenShift e a RHEL.
“Come abbiamo fatto per Linux, Kubernetes e la virtualizzazione, rivestendo il ruolo di vendor di riferimento del mercato Open Source enteprise, crediamo che saremo capaci di guidare anche il mercato dell’AI, proponendo un modello ‘open’, in antitesi a quelli proprietari proposti dal mercato,” concordano i manager.
Scenari di un'IT moderna, quelli delineati, di evoluzione e trasformazione, presentati sul palco non solo dal vendor ma anche da clienti protagonisti, come: AIFA, Alpitour World, Banca Popolare di Sondrio, Campari, Fincantieri, Infocamere, INPS, Leonardo, Ministero dell'Interno, Noovle/TIM, Terna.