Il mantra di portare intelligenza alle macchine di produzione pone alcune imprese di fronte a un problema: i vantaggi dela digitalizzazione indubbiamente ci sono ma, anche con tutte le agevolazioni fiscali possibili, realizzare una "digital factory" con nuovi macchinari può andare oltre le proprie capacità di spesa. C'è però una startup italiana che propone un punto di vista diverso: in molti casi l'intelligenza può essere portata in produzione anche senza cambiare componenti, ma aggiungendone uno nuovo.

L'idea è di Orchestra, startup che fa capo all'incubatore del Politecnico di Torino I3P, e il componente da aggiungere è la sua SmartEdge, in estrema sintesi un modulo di edge computing progettato per raccogliere in maniera organizzata i dati che comunque vengono generati dalle macchine in produzione. Il valore di SmartEdge sta infatti nel potersi interfacciare direttamente con i protocolli e i sistemi di comunicazione e controllo a bordo macchina, ricavandone informazioni.

Questi dati vengono poi trasferiti a una piattaforma cloud specifica - SmartHinge - che svolge tre funzioni fondamentali: raccogliere i dati provenienti dal campo, gestire la configurazione delle SmartEdge e dei dispositivi e delle macchine che esse collegano in cloud, analizzare i dati ricevuti per generare conoscenza e reazioni quando necessario.

L'architettura sviluppata da Orchestra nasce inizialmente per le attività di tracciamento e monitoraggio dei sistemi collegati alle unità SmartEdge. Con il tempo - e con lo sviluppo tecnologico delle SmartEdge e di SmartHinge - ha acquisito via via nuove funzioni che ne fanno una piattaforma cloud che spazia dalla manutenzione predittiva al controllo delle soglie di allerta, dalla creazione di cruscotti informativi al controllo remoto. Sempre con un punto chiave: l'intelligenza si può portare in produzione anche con il retrofitting e non solo con l'acquisto di nuovi sistemi completi.